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Daniele

pdf50DANIELE STORIA, APOCALISSE, PROFEZIA.
Con questo libro ci spostiamo dall’ambito della profezia propriamente detta all’ambito dell’apocalittica che ne è una sua erede. Apocalisse vuol dire svelamento, cioè rivelarsi della storia e del suo senso: guardandone la fine se ne coglie il significato presente.
Analizziamo il libro di Daniele:
1. La datazione
Il libro è stato scritto verso il 164 a. C. e adopera lo stile della profezia ex-eventu, cioè della “profezia a fatti avvenuti”. In altre parole, l’autore colloca il suo racconto nel secolo VI e fa predire al suo eroe tutto ciò che accadrà dopo il secolo VI offrendo al lettore l’interpretazione corretta degli avvenimenti futuri (per il racconto), ma passati, presenti e vissuti (per il lettore).
Il libro è stato scritto per sorreggere Israele nello scontro difficile con Antioco IV Epifane che voleva tenere unito il proprio impero seleucide con metodi inaccettabili per gli ebrei (una sola moneta, una sola lingua, una sola religione). Alla morte di Antioco (164 a.C.), quanto detto dal saggio-profeta diventa realtà.
2. Alla corte di Babilonia
Il libro si apre con un breve preambolo storico che colloca le avventure di Daniele all’epoca di Nabucodonosor, nella città di Babilonia
Nel primo episodio, Daniele e i suoi amici (Anania, Azaria e Misaele) sono introdotti, per prestanza fisica e sapienza, alla scuola che li prepara a entrare a corte. In fedeltà alla legge, rifiutano i cibi di corte e vivono di legumi. Il loro aspetto, però, è sempre bello e la loro sapienza cattura l’attenzione del re.
Il secondo episodio riguarda un sogno di Nabucodonosor. Il re vede una statua con la testa d’oro, il tronco e le braccia d’argento, il ventre e le cosce di bronzo, le gambe di ferro e in parte d’argilla. Una pietra l’abbatterà. Daniele, oltre che a narrare il sogno, lo interpreta: si tratta dei regni che si succederanno a quello di Nabucodonosor, fino all’avvento del regno che durerà in eterno.
3. Le visioni
La prima visione presenta un ariete distruttore contro il quale si scaglia un capro dall’unico corno. Abbattuto l’ariete, il corno del capro si spezza e nascono quattro corna da una di queste spunta un piccolo corno che, ingranditosi, si innalza fino al Principe delle legioni del cielo, abolisce il sacrificio perpetuo, profana il san- tuario e abbatte la verità. L’angelo Gabriele spiega a Daniele che il piccolo corno è un re che, dopo il male fatto, alla fine è abbattuto.Nella seconde visione, l’angelo Gabriele spiega a Daniele la profezia di Geremia: i 70 anni (cfr. Ger 25,11-12; 29,10) sono da considerarsi 70 settimane di anni. Durante l’ultima metà dell’ultima settimana, un princi-
pe abolirà il culto di Dio e instaurerà un culto abominevole.
Nella terza e ultima visione Daniele vede un uomo splendente che gli annuncia il futuro del popolo d’Israele. Il re di Persia sarà vinto dal re di Grecia. Due suoi successori, il re del Nord e quello del Sud si combatteranno. Prevarrà quello del Nord. L’ultimo re del Nord infierirà contro il popolo di Dio, corrompendo gli uni e martirizzando gli altri, interrompendo il sacrificio perpetuo, profanando il tempio, istituendo l’abominio della desolazione. Il popolo si spaccherà in due: coloro che seguono il re e coloro che seguono Dio. Per intervento del principe Michele, protettore del popolo di Dio, il re sarà spazzato via e il popolo risorgerà.
4. Significato teologico
Per molti rispetti, le idee espresse in Dn sono di primaria importanza nella storia del pensiero religioso. Anche nella sua forma letteraria, quest’opera nei cc. 7-12 presenta il primo chiaro esempio che noi abbiamo di stile di scrittura apocalittica nel suo pieno sviluppo, un genere letterario che avrebbe avuto una fortissima influenza per alcuni secoli. Inoltre, nel ruolo significativo che Dn attribuisce agli angeli come ministri di Dio attraverso i quali egli rivela agli esseri umani la sua volontà; questo libro fa un notevole passo in avanti rispetto ai precedenti libri e segna la via all’angelologia, così ampiamente sviluppata, della letteratura rabbinica e di quella del cristianesimo primitivo. Un contributo di grandissimo valore è, inoltre, il chiaro insegnamento sulla risurrezione dei morti (12,2), che è qualcosa di unico nell’AT ebraico ed è una dottrina molto più significativa, per la mentalità semitica, che non quella dell’immortalità dell’anima. Infine, il messianismo di Dn porta la speranza di Israele nella salvezza al suo ultimo stadio prima della sua piena realizzazione nel NT. Anche se «il figlio dell’uomo che viene sulle nubi del cielo» (7,13) non si riferisce direttamente a un messia individuale (-> 26), da molto tempo questo termine era destinato ad assumere una tale connotazione e a diventare l’espressione preferita con la quale Gesù di Nazaret avrebbe identificato se stesso.
Domande per noi:
• Spesso sentiamo il fascino di un mondo o di una cultura: cosa mi attira oggi nella società pur avvertendone la distanza dal Vangelo?
• Con che sguardo osservo la storia e cerco di decifrarne il senso? Mi sento parte di essa?
• Dio farà giustizia. Cerco di farmela da solo con spirito di vendetta? Coltivo la coscienza che anch’io “sarò pesato”?
• La vita eterna: che ne penso? Quanto e come ci credo?