
La Via 8 giugno
STARE INSIEME (Gv 14,15-16.23-26). Pentecoste.
“La sera di quello stesso giorno erano riuniti insieme nello stesso luogo”, così inizia il racconto della Pentecoste.
Quale sia quel luogo lo sappiamo: il cenacolo.
Inizialmente il motivo del loro riunirsi era la paura dei Giudei.
Ma poi le apparizioni di Gesù avevano via via dissolto quella paura.
Ora stavano insieme perché il cenacolo era diventato il luogo dell’anima.
I luoghi dell’anima sono quelli nei quali ci troviamo insieme grazie a ricordi comuni, e quindi anche grazie alla conoscenza reciproca e agli affetti che ci legano.
I rapporti tra Gesù e i suoi erano stati intensi e lo stare insieme era il modo migliore per rinsaldarli.
Gesù però era asceso al cielo.
Abbiamo visto domenica scorsa come questo momento abbia avuto per i discepoli anche il carattere di una assenza e di un lutto da elaborare.
Il loro stare insieme era pertanto il tentativo di trovare nei legami la forza per affrontare e vivere questa assenza di Gesù. Ci sono perdite così dolorose nella vita da generare una angoscia profonda, silenziosa, intima e permanente che prende la forma di una palla nella gola che impedisce di respirare o di un pugno nello stomaco che ci sveglia di notte.
Per questo stare insieme con chi ci vuol bene ci aiuta.
Ma non basta.
Neanche agli apostoli fu sufficiente restare così nel cenacolo. Occorreva qualcosa che trasformasse quel luogo dell’anima in luogo dello Spirito.
L’anima è il principio solo umano della nostra vita, lo Spirito è il principio divino.
Ciò che accadeva il giorno di Pentecoste fu esattamente questa trasformazione.
Il dono dello Spirito Santo permise ai discepoli di sentire non più l’assenza del maestro, ma una nuova qualità di presenza. Permise di uscire da un luogo dell’anima, che rischiava di diventare una prigione, per andare incontro al mondo.
Riscaldò i loro cuori e il loro entusiasmo.
Anche su di noi … discendi Santo Spirito!
Don Umberto
