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Maria di Nazareth

MARIA DI NAZARETH
DONNA DI OGNI TEMPO

lettura scenica drammatizzata con Gabriella Carrozza e Antonio Zanoletti,
voce soprano Eva Grossi, musiche Roberto Sidoli.

Per comprendere Maria dobbiamo partire dall’ambiente culturale e storico dell’epoca per evitare facili oleografie e interpretazioni profondamente incrostate, che ci impediscono perfino di leggere passi evangelici nel loro senso più profondo e naturale. Mettersi quindi nell’ottica di Maria, non del fedele che ora sa, ma di chi allora non sapeva, non poteva sapere; e che a mano che gli avvenimenti si squadernavano, li viveva. Vedere quindi Maria con gli occhi di un abitante di Nazareth e vedere Gesù con gli occhi di Maria. Prendere atto dell’enorme scandalo che, per una persona religiosa dell’epoca, hanno rappresentato la figura di Maria, prima, e quella di Gesù, poi. Come fa Maria, a stare sotto la croce, trafitta e straziata? Da dove le viene questa impressionante consistenza umana? In forza di che cosa Maria sta lì sotto la croce? In forza della fedeltà al suo “sì”. Quel “sì” pronunciato all’inizio del suo percorso, all’annuncio dell’Angelo e confermato alla fine, sul Calvario, sotto la croce. Stavano presso la croce…
Quando egli soffriva, lei con lui soffriva; quando era tradito, arrestato, giudicato, non solo era presente ovunque al suo fianco, ma soffriva con lui; dilaniata, nel vedere soffrire il proprio figlio.
La profezia di Simeone, “una spada ti trapasserà l’anima” resta profondamente incisa nella coscienza della fanciulla Maria, che trepidante in tutta la sua esistenza, ne spia il progressivo avverarsi fino al culmine, sotto la croce, dove è silenziosa presenza.
Una Maria insolita, forse, e rivoluzionaria, nell’andare contro le convenzioni e la Legge per diventare strumento del “nuovo”. La limpida figura di Maria di Nazareth vista lontana da certa letteratura devozionale.
Paolo VI, per tornare a una figura di papa troppo facilmente rimosso, ma considerato da molti, un grande papa mariano, e ancora tutto, secondo me, da scoprire, la definì “nostra sorella nella fede”, nel discorso conclusivo del Concilio Vaticano II. Dobbiamo riappropriarci di Maria di Nazareth. Questa figura che divenne una sfida al potere religioso, alla famiglia, alle tradizioni obsolete. La sua intera esistenza fu un cammino compiuto nella incomprensione e nel dolore, senza alcun privilegio pur essendo la Madre di Dio. Per questo motivo considero Maria, già “mater dolorosa” fin dall’inizio del suo cammino di fede, ma continuamente aperto allo Spirito che “fa nuove tutte le cose”. Ci ricorda ancora il Concilio che “Maria soffrì profondamente col suo Figlio unigenito e non solo sotto la croce”. E “sorella”. Perché sorella? Poiché ce la ritroviamo accanto nel ripercorrere l’identico percorso di fede che, traducendosi in amore, ci porta alla piena comunione con Dio, che è Amore.
Maria “luce delle genti”.

Perché?
Gesù non chiede di combattere le tenebre, ma di splendere in mezzo ad esse. Di essere “luce del mondo” (Gv 1,5 e Mt 5,14) e la luce non combatte, ma splende. La luce “splendore della vita” si afferma da sola. Così, come fa Maria di Nazareth.

Antonio Zanoletti

INTRODUZIONE DON UMBERTO

MARIA DI NAZARETH