La Via

La Via 2 febbraio

IL VUOTO E L’ATTESA                    (Lc 2, 22-40).pdf50

Maria e Giuseppe portano il bambino Gesù al tempio.

Grande, immenso era il tempio.

Ma vuoto.

Non perché privo di persone e di devoti, ma perché nel suo cuore, nel Santo dei Santi, in quella stanza buia e separata dal resto dello spazio sacro non c’era nulla.

Due cherubini con le ali alzate che sostenevano il vuoto.

Perché Dio ti sfugge, non lo puoi rappresentare, non lo puoi definire. Dio è di più.

Un vuoto, ogni vuoto, reclama una presenza.

L’aveva capito bene il vecchio Simeone.

Il tempio, per lui, era il luogo di un appuntamento.

Il suo vuoto era diventato attesa, una lunga attesa.

Accanto a lui una profetessa, Anna, anche lei segnata dal vuoto. È vedova: chi può misurare il vuoto di una donna che rimane vedova?

Ci vuole sempre il vuoto perché nasca l’attesa. E ci vuole l’attesa per nutrire il desiderio. E occorre il desiderio per cogliere con gli occhi del cuore ciò che nessuno altrimenti riesce a vedere.

Solo gli occhi di Simeone e Anna riconoscono nel piccolo Gesù il figlio di Dio, la luce per illuminare le genti.

Mi sono chiesto quanto sarà durato quell’incontro. Forse due, tre minuti?

Tre minuti per riempire ottanta anni di attesa.

Una vita per un battito d’ali.

Eppure basta.

Basta a non ritenere quell’attesa inutile, a non considerare quel vuoto una maledizione ma un’opportunità.

Non ti viene allora da pregare?

Quando guardi al vuoto che hai dentro, quando ti chiedi se ancora aspetti qualcosa o qualcuno , quando pensi ai tuoi desideri non senti anche tu il bisogno di occhi nuovi?

Gli occhi di quel vecchio, lucidi e penetranti, illuminati dallo spirito di Dio.

Coraggio Simeone, l’attesa è compiuta.

Hai finito di cercare, hai finito di volare perché tutte le rondini prima o poi tornano al nido.

Davanti a te un bambino e sua madre.

Una Vergine Madre, ferita da una profezia, ferita da una presenza divina.

Perché senza ferita non c’è amore.

Il vuoto, l’attesa, la ferita.

La presenza, l’incontro, l’amore.

Senza gli uni non ci sono gli altri.

Dio non lascia senza un raggio di luce neppure la vita più opaca.

Oggi questa luce rifulge per noi.

 

 

don Umberto, don Stefano