La Via

La Via 22 settembre

RICCHEZZA DISONESTA. (Lc 16,1-13).

Al centro della pagina del Vangelo di oggi vi è questa immagine della RICCHEZZA DISONESTA.
Non da intendere la ricchezza guadagnata in modo disonesto, ma la ricchezza in genere.
Possibile che sia così?
Possibile che l’unico modo di valorizzare la ricchezza sia quella di darla in elemosina?
Dobbiamo supporre che un linguaggio così alto e così duro sia quasi metaforico.
Ma perché Gesù parla in questo modo?
Gesù usa simboli e figure perché la verità non può mai essere chiusa nella lettera.
La pretesa di avere da parte di Dio (e quindi da parte di Gesù) parole chiare e distinte che ti dicano letteralmente quello che devi fare è piuttosto diffusa, ma è francamente assurda.
Perché chiede di sapere quel che Gesù chiede come se fosse una lista della spesa o un regolamento, senza prima essersi schierati dalla sua parte, cioè aver assunto la relazione con Lui come stile di vita.
È un po’ il contrario della cultura diffusa che, fino a prima del fenomeno fake news, aveva una specie di fiducia magica nell’informazione.
Come se si potesse informare e comunicare in modo distaccato e oggettivo, senza alcun tipo di condizionamento.
Chi informa è sempre una persona con la sua visione e chi accoglie la comunicazione è chiamato ad entrare in un rapporto di fiducia.
Così è per le cose di Dio. Soprattutto per quelle.
Pertanto le richieste di Gesù, così iperboliche, richiedono un previo legame con Lui, una fiducia di fondo per essere non solo accolte, ma persino capite.
La ricchezza quindi è sempre disonesta, e la è in sé, perché promette quel che non può dare.
Non può dare infatti la salvezza perché questa si raggiunge con le opere buone e le opere della fede.
La ricchezza è altrui, perché destinata al bene di altri e non solo a quello di chi la possiede.
Quando uno la desidera, soprattutto per sé, essa diventa come un padrone esigente perché non basta mai.
L’elemosina quindi è la forma evangelica di questo rapporto: non è il denaro dato al povero che lo chiede ma lo stile di chi vive quello che ha con il pensiero che sia da condividere.
E ciò vale anche per il tempo, per il successo nella vita, per gli affetti.
Chissà se essere “elemosiniere” non significhi anche questo.

Don Umberto