
La Via 23 giugno
LA PRUDENZA… A VOLTE E’ TROPPA (Mc 4,35-41).
Se ci fossimo stati noi al posto dei discepoli forse non avremmo accettato l’invito di Gesù a passare all’altra riva.
Saremmo stati più prudenti.
Era un rischio grande infatti quella traversata.
Nella profondità del lago, secondo il modo comune di pensare, si celavano le forze del male.
E quella riva, che dovevano raggiungere, era il territorio della Decapoli, infestato da demoni, da pagani, da stranieri pericolosi.
Sarebbe stato meglio perciò non abbandonare la riva della sicurezza, rimanendo al riparo da ogni situazione sconosciuta e perciò inquietante.
Perché facciamo appello alla prudenza in situazioni simili?
Certamente per paura.
La paura è uno dei sentimenti primordiali dell’umanità.
Alcune paure sono inconsce, sono radicate nel nostro profondo perché ci sentiamo creature fragili e vulnerabili.
Altre invece sono più passeggere, magari legate a situazioni contingenti.
Di fronte alle nostre paure possiamo realmente uscirne vincitori?
O possiamo, al massimo, usare solo la prudenza al fine di non trovarci a doverle affrontare?
Gesù nel Vangelo di oggi si ostina a ripetere “passate all’altra riva, lasciate la riva della prudenza umana e delle tranquille abitudini per addentrarvi in una situazione nuova”.
E ci insegna anche che c’è un solo modo per vincere la paura: la fede.
Avere fede è fidarci di Dio anche quando sembra assente, o come Gesù, sembra dormire sulla barca della nostra vita.
Non c’è bisogno di suscitare paura per ottenere la fede.
Il Dio cristiano non è così, non manipola la nostra vita attraverso le paure che proviamo.
La fede è una relazione che genera pace: come quella di un bambino piccolo che si addormenta proprio nel mezzo della tempesta.
È ciò che infatti accadde a Gesù.
Un bambino piccolo non avrà paura se non nella misura in cui la madre avesse paura: gli basta sentirsi circondato di amore.
Gesù a questo amore si abbandona, per questo non teme.
Ma questo amore esiste anche per noi.
Don Umberto

