La Via

La Via 1 giugno

ANDARE IN CIELO (Lc 24,46-53). Ascensione del Signore.

“Voglio andare in cielo!”

È una espressione che affiora alle labbra di alcuni anziani quando si sentono ormai stanchi di questa vita e desiderano raggiungere le persone amate che già non ci sono più.

Dentro queste parole c’è anche il desiderio di una condizione migliore di quella che vivono ora; una condizione di pace e serenità che la sofferenza del momento presente non permette di vivere.

Se sono anziani a cui vogliamo bene queste pur comprensibili parole ci turbano un po’; vorremmo averli ancora tra noi e ci auguriamo che quel cielo lo raggiungano il più tardi possibile.

Ci è difficile accettare che il cielo esprima una dinamica di comunione profonda non più fondata sulla presenza fisica ma su quella spirituale.

Questo è il grande messaggio della solennità odierna:

l’ Ascensione del Signore.

Certo, l’immagine di Gesù che sale verso il cielo rimanda certamente ad un mistero.

Possiamo tentare di esprimere con parole esplicite il senso nascosto in quell’immagine, che gli occhi contemplano; potremmo dire pressappoco così: il cammino di Gesù sulla terra giunge finalmente alla sua meta, rompe l’angustia della terra, scavalca una distanza che pareva insormontabile, quella che separa terra e cielo, raggiunge la destra del Padre, e dunque il Regno dei cieli.

Sedere alla destra del Padre vuol dire come partecipare alla sua signoria nei confronti dei cieli e della terra.

Ma oltre a questo significato teologico, la festa di oggi ci regala la certezza piena di stupore che chi è andato in cielo è sempre con noi.

Nella fede noi possiamo godere di questa nuova modalità di presenza che nutre l’assenza e alimenta l’attesa.

Così è per chi dice … voglio andare in cielo!

Don Umberto