
La Via 17 dicembre
LA LIBERTA’PIU’ GRANDE (Gv 1,6-8.19-28).
Il primo capitolo del Vangelo di Giovanni ci racconta (ancora una volta) del Battista, ma lo fa senza indulgere a nessun particolare di tipo interiore o psicologico.
La sua figura è assai stilizzata, quasi rarefatta.
Nessuno spazio alla descrizione del carattere e dei sentimenti, e noi che siamo abituati ai romanzi o alle fiction retiamo un po’ delusi di fronte a tanta sobrietà narrativa.
Pensiamo che, se ci fosse consentito di conoscere la consistenza biografica del personaggio più da vicino, ci sarebbe più facile assimilarne anche il messaggio.
Ma forse è proprio per mettere in evidenza il messaggio che il Vangelo non si ferma a descriverne la personalità.
Ciò che conta in Giovanni il Battista è la sua missione, non la sua identità.
Anzi, la sua identità è data dalla missione stessa.
Non è così anche per noi?
Ci è difficile accettarlo probabilmente imbevuti come siamo nel culto dell’io, ma se togliessimo la nostra missione cosa resterebbe di noi stessi?
Resterebbero le nostre emozioni, le nostre idee e le nostre convinzioni; ma non sono esse plasmate, giorno per giorno da ciò che facciamo, cioè dal nostro ruolo?
Quindi il Battista si identifica in una voce e nulla più.
Eppure questa realtà così impalpabile come la voce ha una forza talmente persuasiva che folle enormi vanno da lui.
E penso che queste grandi folle ne fossero attratte proprio perché egli si identificava totalmente con la sua missione.
Chi lo vedeva non guardava il suo carattere o la sua umanità ma il suo messaggio e la sua missione.
Forse sarà stato tentato anche lui dal pensiero di trattenere su di sé questa attenzione della gente, facendo diventare questo successo un motivo di conferma lusinghiera.
Il consenso sociale, in fondo, avrebbe potuto diventare un volano fortissimo circa la validità del suo messaggio.
Anche il Battista sarà stato sensibile a questo fascino.
E tuttavia quando gli chiesero chi lui fosse fu perentorio: “io non sono niente”.
Senza uno svuotamento simile al suo sarà molto difficile accogliere il Signore che sta per venire.
Ci sia concesso, in questo Avvento, di essere un po’ più liberi da noi stessi.
Don Umberto

