La Via

La Via 19 marzo

GUARDARSI INDIETRO E GUARDARE AVANTI     (Gv 9,1-41).

Capita molto spesso anche a noi di guardarci indietro.

Lo facciamo quando abbiamo nostalgia del passato; quando vogliamo cercare le cause di una situazione presente o quando abbiamo bisogno di capire da dove veniamo.

Anche i discepoli di Gesù erano abituati a guardare indietro.

Lo fanno nei confronti del cieco nato: “chi ha peccato, lui o i suoi genitori?”.

Che significa: di chi è la colpa della sua malattia?

A volte guardarsi indietro è come mettersi una zavorra sulle spalle che ci impedisce di muoverci; altre volte è un alibi: ci si disperde a rintracciare le cause perché non si ha la forza o la voglia di trovare le soluzioni.

Gesù invece guarda avanti.

Di fronte al cieco dirà “è così perché si manifestano in lui le opere di Dio”.

Non discute sulle cause, offre una via di uscita, uno sguardo a ciò che sarà il futuro di quell’uomo malato.

I ragionamenti dei discepoli sfociano in polemica; quelli di Gesù generano speranza.

Ed è per questo che il cieco nato accetta la proposta fattagli da Gesù di andare a lavarsi alla piscina di Siloe.

Sono le parole positive di Cristo a smuoverlo; è questo sguardo alla possibilità di aver un futuro a generare la sua fede.

Lo sguardo di Gesù è uno sguardo che vede le cose nella giusta luce e, questa stessa luce, egli vuole donarla al cieco.

Tornato a vedere costui non solo riacquista la vista ma anche la fede che consiste appunto nel guardare gli avvenimenti con l’occhio di Dio.

È così anche nella nostra vita: una chiave di lettura (che anche va fatto) porta lentamente a chiudersi in sé stessi; mentre una chiave di lettura in avanti genera quel dinamismo interiore di chi non si piange addosso e neppure cerca colpevoli ma reagisce positivamente ad ogni malattia sia del corpo che dello spirito.

Ci doni il Signore questo sguardo: lo sguardo della fede.

Don Umberto