
La Via 26 gennaio
SEMPRE CONNESSI (Mt 4,12-23).
Se oggi pronunciassimo la parola rete ci verrebbe subito da pensare al web.
Mentre il Vangelo quando parla di reti intende quelle dei pescatori.
Probabilmente è un azzardo parlare in modo simbolico di quelle reti da pesca interpretabile come le nostre relazioni; ma è anche una suggestione.
Il web ci tiene sempre connessi, così come le reti uniscono i fili tra loro.
Ma una rete può impigliare.
E anche il web può diventare una sorta di prigione, o meglio, una dipendenza.
Quando Gesù chiamò i primi discepoli essi lasciarono le reti per seguirlo.
Esiste nella vita di ciascuno di noi qualcuno o qualcosa che ci tiene così tanto legati da suscitarci un senso di oppressione.
Potrebbe essere un legame, ma potrebbero essere anche i nostri pensieri, magari ossessivamente fissati ad esempio su un lutto che non riusciamo ad elaborare o ad una preoccupazione.
La chiamata di Gesù consiste precisamente nel seguire Lui abbandonando questi condizionamenti.
Non le cose o le situazioni che le creano, che spesso non possiamo cambiare.
Ma il vincolo paralizzante che esse generano.
Unendoci a Gesù, seguendolo, guardando tutte le cose alla luce della sua presenza la nostra visione sulla vita sperimenterà una maggiore libertà.
Si tratta quindi di un mutamento nel modo di intendere e vivere le nostre relazioni, a tutti i livelli.
Anche ai discepoli accadde la stessa cosa: da semplici pescatori diventano pescatori di uomini.
Le loro reti iniziarono ad usarle, simbolicamente, per incontrare i cuori degli uomini e delle donne che Dio mise sulla loro strada.
Continuarono anche loro a rimanere sempre connessi, ma in modo diverso.
Connessi a Gesù anzitutto.
E a partire da questo legame di fondo, uniti a tutti gli altri.
In questo cammino dietro a Gesù possiamo guarire la nostra rete di relazioni.
Non è un caso che Egli chiamò due coppie di fratelli.
Dalla fraternità infranta dell’ Antico Testamento si passa ad una fraternità nuova, quella del Regno.
Siamo connessi anche noi?
Don Umberto

