La Via 27 gennaio

NOVITA’ E ABITUDINI           (Lc 1,1-4;4,14-21).

“E’ la forza dell’abitudine”.

Ci sarà capitato qualche volta di pronunciare queste parole.

Accade quando facciamo qualcosa senza pensarci troppo.

La nostra volontà ci orienta verso qualcosa o si muove per un gesto preciso come se fosse mossa da una forza più grande di lei: l’abitudine appunto.

È una risorsa quando ci porta a compiere azioni buone.

Non è affatto una forza quando ci priva di quella consapevolezza o di quello stupore che permette di gustare la vita.

Anche gli abitanti di Nazareth avevano una abitudine.

L’abitudine alla persona di Gesù.

Forse la peggiore tra le abitudini: abituarsi ad un altro essere umano.

È vero che la consuetudine dei rapporti è una condizione necessaria per la comprensione degli altri.

Così accade nella vita: per poter parlare, comunicare, intenderci, è indispensabile che sussista uno sfondo di memorie comuni, un patrimonio di esperienze condivise e di familiarità.

Ma può altresì succedere che le abitudini, anche quelle comuni, anziché aprire alla comprensione, diventino un ostacolo.

Si irrigidiscono i cuori, si sigillano i pensieri e si rende impermeabile la propria mente.

Questo avvenne nella Sinagoga di Nazareth quel giorno in cui Gesù si alzò a leggere il rotolo del profeta Isaia.

Egli non insegnò cose nuove.

Rilesse testi noti da sempre ma ci aggiunse che quelle promesse si erano compiute in Lui.

Si erano compiute “oggi” cioè la parola aveva preso una forma. Era cosa reale, viva, presente.

Ma gli occhi degli uditori, fissi su Gesù a cui erano abituati non riuscirono a percepire la portata di quel messaggio.

L’abitudine ad una persona aveva fatto perdere di vista la straordinarietà di quelle parole.

Ma non solo.

L’abitudine a parole già sentite aveva fatto smarrire la perenne attualità di esse.

Con questa abitudine gestiamo il nostro rapporto con Dio!

L’abitudine al rito, l’abitudine al Vangelo, l’abitudine domenicale.

E ci affiora persino il pensiero: “questa cosa la ho già sentita.

Si tengono fissi gli occhi su chi predica per sentire ci dica qualcosa di nuovo.

E si smarrisce la freschezza e la novità della Parola pronunciata da Dio per noi.

Come un virus l’abitudine si aggira, rovinando ogni cosa.

Prendiamo precauzioni.

     Don Umberto

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