La Via

La Via 12 giugno

NEL CUORE (Lc 7,36-50)

Cosa c’è nel cuore della più corrotta prostituta?
Non so se è la domanda giusta da farsi, ma di fronte a questa bellissima pagina evangelica, me la sono proprio posta.
Me la pongo ancora perché mi pare che dalla risposta a questa domanda dipende la differenza di trattamento tra Gesù e Simone il fariseo nei confronti di quella donna che, entrando all’improvviso in sala, si mise ai piedi del Signore. Dallo sguardo dipende tutto.
E c’è uno sguardo che si ferma ai fatti, si limita a registrarli; e un altro tipo di sguardo che oltre ai fatti cerca il cuore.
Mi delude sempre il primo tipo di sguardo. Come per Simone il fariseo caratterizza coloro che stanno sulla superficie delle cose, quelli che amano stare a galla in ogni situazione cioè sempre in equilibrio, senza compromettersi mai.
A volte la necessità della vita ci chiede di fare così, ci chiede questo stare nel mezzo. Ma quanta mediocrità!
La persona che vive così, in realtà non vive: il personaggio di oggi invita Gesù a casa sua, ma poi lo tratta con distacco.
Gesù va di moda, averlo in casa fa rumore, ma guai a schierarsi proprio totalmente con lui.
Mentre lo sguardo di Gesù mi commuove, mi conquista. Forse perché vorrei, vorremmo essere guardati così.
Il suo sguardo legge le ragioni del cuore, gli itinerari del cuore e le sue svolte improvvise.
È come se non registrasse il negativo, come se non leggesse le contraddizioni di questa donna con la legge.
Gli occhi del Signore si posano sulle sue intime esigenze, sulla spinta interna.
Magari questa spinta l’ha portata a sbagliare, ad essere in contrasto con la legge, ma mirava ad altro.
È uno sguardo d’amore che coglie questo bisogno profondo, che si fa largo attraverso il groviglio di obiettive violazioni morali per fissarsi sul punto sorgivo che, invece, è buono.
E il miracolo di Gesù consiste nel trovare in ciascuno questo punto sorgivo e farlo diventare il principio di un nuovo modo di vivere.
Mi chiedo, per ciascuno di noi, con che sguardo ci siamo abituati a convivere.

Don Umberto