La Via

La Via 27 settembre

CHI SONO I NOSTRI?       (Mc 9,38-43.45.47-48)download50

Alla domanda si possono fornire diverse risposte: i nostri sono i famigliari più stretti, oppure gli amici di vecchia data, oppure ancora quelli del nostro gruppo o del partito. Per alcuni sono quelli del proprio paese.
Questo bisogno di appartenenza è legittimo: percepire di non essere di nessuno è una sensazione di smarrimento e di solitudine.
Esistono forse persone per cui non c’è nessun’altra Itaca se non quella interiore, ma è una condizione molto difficile.
Gesù non stigmatizza questa categoria dei “nostri”. Sa che ne abbiamo bisogno.
Ma corregge il tiro dell’apostolo Giovanni allorché quest’ultimo finisce nelle secche di un ragionamento che ha il sapore della chiusura e del settarismo.
“Solo dai nostri può venire il bene!”
Si scivola facilmente su questo crinale, quasi senza accorgersene.
“Solo la tua famiglia ti capisce veramente!”
“Solo gli amici di infanzia sono quelli veri!”
“Solo la tua comunità ti può aiutare!”

E se vogliamo mettiamoci pure la chicca “ vacche e buoi dei paesi tuoi”
Sono frasi che affiorano a volte alle labbra e di cui non avvertiamo la povertà e l’implicito invito a considerare ciò che è fuori dai nostri confini mentali e affettivi come qualcosa di negativo.
Veramente manca l’aria in queste ristrette vedute. C’è un clima asfittico e pesante in questi circoscritti ambiti e in questi ripetuti clichés dove trova sicurezza solo chi si è ormai seduto e non è in cerca di nient’altro.
Io mi chiedo che cosa ne abbiamo fatto, come credenti, di questo invito ad allargare la visione e a non restringere la salvezza nei nostri confini.
Forse abbiamo sostituito la categoria di “appartenenza” a quella dello “Spirito”.
Così, se qualcuno parla, ci chiediamo subito a che cosa egli appartenga e non quale spirito lo muova.
E la libertà interiore di Gesù appare sempre più un miraggio.
Lo spirito di Dio invece opera prima di noi e molto più in là di noi.
Esistono persone che sanno scorgerne i segni, uomini e donne che aspirano al bene e alla felicità ovunque si trovi.
Magari tra queste persone ci siamo anche noi.
Se ci accorgiamo che questo bene emerge fuori dalla nostra ristretta cerchia di frequentazioni, io non esiterei ad interpretare tutto ciò come un invito del Signore a metterci in moto.

Don Umberto e Don Stefano

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