
La Via 28 settembre
Apertura Anno Pastorale.
SPENSIERATEZZA (Lc 16,19-31).
Ne abbiamo tutti un po’ bisogno.
Di spensieratezza intendo.
Chi più chi meno siam alla ricerca di quei momenti in cui sentirci leggeri, senza pensieri e senza preoccupazioni.
Viaggi, serate con gli amici, visione di spettacoli divertenti, ogni cosa è buona per staccare un po’ con la testa e rilassarsi.
Più ci addentriamo in esistenze veloci e competitive più cresce infatti il nostro senso di inadeguatezza, come se non riuscissimo a stare al passo con tutte le richieste che ci vengono fatte.
Una specie di disadattamento ci porta a cercare la spensieratezza come soluzione.
Oggi la Parola di Dio ci parla anch’essa di spensieratezza, ma non lo fa certo in termini positivi.
Spensierati sono coloro che il profeta Amos stigmatizza come gente dedita a mangiare e bere senza curarsi minimamente delle sorti del loro popolo oppresso dalla sofferenza.
Spensierato è certo il ricco epulone della parabola che non si accorge nemmeno del povero Lazzaro alla sua porta.
È come se gli spensierati non avessero orecchi per intendere né occhi per vedere.
La loro ottusità infatti si manifesta anche nei confronti di Mosè e dei profeti, cioè delle Scritture e della Parola che Dio rivolge loro.
C’è quindi una spensieratezza buona e necessaria per ripulire la mente e ce n’è una negativa che genera egoismo.
Bisognerebbe al contempo essere leggeri e sensibili, spensierati ed efficaci.
Bisognerebbe “pungere come un’ape e volare come una farfalla”.
Lo so che è una metafora sportiva.
Fu coniata per esprimere il modo di boxare di un pugile, Mohamed Alì.
Però mi sembra una immagine azzeccata: essere leggeri per non appesantire la nostra vita e quella degli altri, ma al contempo concreti, presenti, rigidi soprattutto se si tratta di carità.
I troppi pensieri possono logorarci, ma nessun pensiero di amore, giustizia e verità è una ottusità insopportabile.
Don Umberto
