La Via 3 novembre
L’ALBERO E LE SCHIENE (Lc 19, 1-10)
Schiene. Una barriera di schiene; un muro fatto di schiene.
Ecco cosa vedeva Zaccheo, quel giorno, davanti a sé.
E un albero.
Di fianco a lui un albero, ben piantato e invitante.
Bastò poco per salirvi. Bastò il suo desiderio di vedere Gesù: non occorrevano altre credenziali.
Così è l’albero: muto e accogliente.
Non ti fa l’interrogatorio, non chiede perché sei lì, non indaga sui tuoi meriti e sulle tue colpe.
Così dovrebbe essere la Chiesa: un luogo in cui incrociare lo sguardo di Cristo per pura grazia, senza esserne degni.
Proprio il contrario delle schiene, del muro di schiene, cioè di pregiudizi, per penetrare i quali devi farti largo a suon di buone azioni e di buone reputazioni.
Questa buona reputazione Zaccheo non l’aveva, ma ci vien da chiederci: perché non ha deciso di convertirsi già prima di quel giorno?
Perché ha dovuto attendere che Gesù lo guardasse e venisse in casa sua? Non gli mancavano le buone disposizioni: è così repentina la sua reazione che si capisce bene che qualcosa già si muoveva nel suo cuore.
Cosa gli mancava?
Probabilmente gli mancava chi credesse nella sua conversione; chi accordasse credito a quella possibilità.
È così anche per noi: le nostre buone intenzioni per diventare concrete e tradursi in comportamenti hanno bisogno di uno stimolo esterno. Non è detto che sia un rimprovero; più facile che sia la fiducia che qualcuno ripone in noi.
Fino a quel giorno Zaccheo aveva intorno a sé solo schiene, cioè persone il cui giudizio era troppo rigido e duro, duro come un muro infrangibile.
Ci volle uno sguardo diverso per mettere in moto la conversione e per fare accadere l’impossibile.
Già era miracoloso che un esattore delle imposte si mettesse in avvistamento su un albero di sicomoro; ma che un ricco come lui desse la metà ai poveri era proprio il realizzarsi di quella cosa impossibile evocata da Gesù poco prima: “è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco metta piede nel regno di Dio” (Lc 18, 25).
L’avventura di Zaccheo è molto simile a quella di San Carlo Borromeo: anch’egli, ricco, si fece vicino ai poveri.
Chissà, magari anche lui, in un’infinità di schiene anonime avrà trovato un albero dal quale guardare a Cristo.
Don Umberto e Don Stefano