La Via

La Via 25 maggio

UNA PACE CHE NASCE DALL’AMORE  (Gv 14,23-29).

Gesù anzitutto promette e dona la pace: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace.

Non come la dà il mondo, io la do a voi».

«Non come la dà il mondo»: qual è la pace che il mondo ci dà?

Basti a questo proposito un osservazione molto semplice, tra le tante possibili.

Sono molte le persone che vanno cercando un pò di pace, perché si sentono tradite nei loro segni, deluse e depresse.

In questi casi la tentazione per lo più è quella di anestetizzare la coscienza in forme diverse quali possono essere l’uso di tranquillanti (dicendo questo non voglio per nulla sminuire il loro valore terapeutico) o il ricorso a una religione di comodo (ce ne sono molte sul mercato del sacro, oggi) che sia antidolorifica e appagante.

Gesù non vuole offrire una pace di questo tipo, che faccia cioè dimenticare le ragioni della sofferenza, ma una pace possibile anche dentro una situazione di profondo turbamento.

I discepoli di lì a poco avrebbero subito una prova tremenda.

È in vista di questa prova, e di altre che sarebbero seguite, che Gesù dona la sua pace.

E per rendere più credibili le sue parole consegna ai discepoli due promesse da custodire con la gelosa attenzione che va riservata al segreti più preziosi della propria vita.

La prima promessa è questa: «Se uno mi ama, osserverà la mia Parola e il Padre lo amerà e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui ».

Ricordo che un bambino della prima comunione ha scritto: «Dio vola in cielo, in un paesaggio grande perché sta cercando una casa… A me piacerebbe giocare con lui, ma non posso, perché non so dov’è».

Il Signore ci ha detto dove Dio ama porre la sua dimora. Ciascuno di noi, come discepolo di Cristo, è tempio vivo di Dio. Gesù non è venuto principalmente per portarci in un tempio, anche se non voleva rinnegare la funzione del tempio, ma è venuto per portare il tempio di Dio dentro di noi.

È una Parola, questa, che dovrebbe inondarci di stupore contemplativo, di silenzio adorante, di gratitudine immensa.

Che noi siamo la dimora di Dio è la grazia delle grazie.

Oggi queste parole le vivono in prima persona i nostri bambini della prima Comunione.

Nei loro occhi e nella loro emozione ritroviamo ciò che vorremmo tornare a sentire anche noi.

Don Umberto