La Via

La Via 28 gennaio

LA FEDE INNOCUA    (Mc 1,21-28).

Che cosa ci facesse un uomo posseduto da uno spirito impuro nello spazio più religioso possibile (la sinagoga) è davvero difficile capirlo.

Se ne stava là, seduto in mezzo agli altri, apparentemente devoto e tranquillo ma il suo cuore era un tormento e la sua anima soggiogata da quello spirito di ambiguità, mezza misura, alibi continui che portano a far credere agli altri (e a volte purtroppo anche a sé stessi) che sua sufficiente l’apparenza a dire la verità di ciò che siamo.

Probabilmente fino ad allora non era ancora giunto nessuno che predicasse con la stessa franchezza di Gesù e con la sua stessa capacità di toccare il livello più profondo dell’anima.

Quando ciò accade l’ascoltatore passivo reagisce, si lamenta, si arrabbia e si dimena.

Gesù ha toccato il suo nervo scoperto e la fede, che fino ad allora si era nutrita di un innocuo ascolto di parole, ora diventa carne scoperta in cui la Parola vivente penetra come spada che ferisce.

Tutto ciò che prima era innocuo e comodo muta in lacerante scomodità. 

Che fare?

Allontanarsi dalla sinagoga?

O cacciare Gesù?

L’uomo ci prova a respingere Cristo e facendolo diventa il simbolo di tutti noi quando mettiamo il Signore in un insignificante angolo della nostra esistenza.

Lui vuole allontanare Gesù ma Gesù non vuole allontanare lui.

Gesù caccia lo spirito impuro ma non la persona è, anzi, salvata.

È liberata da quelle ambiguità e da quelle scelte di comodo che impediscono di camminare e crescere veramente.

In fondo ciò che contempliamo in questa pagina evangelica è lo scontro tra due paure: da una parte la paura di perdere la falsa pace della coscienza, dall’altra la paura di perdere Cristo.

S. Agostino diceva infatti “ho paura di non cogliere Cristo che passa”.

Paura di non cogliere la sua presenza, di non afferrare la salvezza che ci viene donata.

Se c’è una paura buona che parla dentro di noi seguiamola.

Don Umberto