
La Via 3 dicembre
ATTESE, PRETESE, IMPRESE (Mc 13,33-37).
Inizia il tempo di Avvento e, lo sappiamo, è tempo di attesa.
Non è solo attesa del Natale, è pure attesa della rivelazione del Signore nella nostra vita.
Siamo veramente capaci di attendere?
E soprattutto: è giusto attendere le cose importanti o non è meglio cercare di fare qualcosa per procurarsele?
La nostra vita scorre così: tra attese, pretese e imprese.
Le imprese (al di là del termine un po’ enfatico) sono quelle realtà che costruiamo noi, ciò che facciamo perché con la nostra volontà entriamo in azione.
Forse sono le realtà più numerose delle vita.
Le attese sono invece le cose che non dipendono da noi: non riusciamo con i nostri sforzi ad ottenerle; possiamo solo attenderle e aspettarle da altri o dagli eventi della vita stessa.
Anche queste realtà sono numerose.
Ma come vivere l’attesa?
Il Vangelo di oggi ci dice di vegliare.
Attendere quindi non è pura passività, non è arrendersi al fatalismo ma esser capaci di vegliare, cioè di assumere un atteggiamento di profonda attenzione a tutto quello che ci accade fuori e dentro, nei fatti della vita, nelle persone che incontriamo e anche in quello che avvertiamo nel cuore e nella mente.
Vegliare per non perdere il vero senso di quel che accade.
Questo invito ci viene dal Vangelo, non per farci paura ma per invitarci a cogliere il bene e il bello che si nascondono dentro il tempo che ci è dato, a volte in momenti piccoli e improvvisi che non possiamo prevedere, ma ci sono.
Oltre alle imprese e alle attese (da vivere vegliando) ci sono poi le pretese.
Accadono quando le aspettative diventano pressioni, esercitate a tal punto, da togliere la libertà non solo agli altri ma anzitutto a noi stessi.
Le pretese sono generatrici di ansia, pur presentandosi a volte in modo subdolo, quasi suggerendo alla nostra mente l’idea che siano legittime e giustificate.
Normalmente le pretese incrinano i rapporti rendendoli pesanti e faticosi.
Non solo quelli tra noi, ma anche con Dio.
Si può infatti accampare pretese anche nei suoi confronti come se dovesse sempre dare ascolto alle nostre parole.
Rimettiamoci in attesa; con la capacità di vegliare.
Don Umberto

