La Via

La Via 26 febbraio

IL DIGIUNO E LA CENA   (Mt 4,1-11).

L’ultimo atto della missione terrena di Gesù fu una cena con i suoi discepoli.

Ma il primo fu un digiuno vissuto in completa solitudine.

Dopo quel primo digiuno mai più nel Vangelo si sente dire che Gesù praticasse questa scelta penitenziale.

Piuttosto veniva etichettato, da chi voleva criticarlo, come un mangione e un beone.

Anche dei suoi discepoli si dirà: “i suoi discepoli non digiunano mentre i discepoli del Battista digiunano”.

Perché allora fece questa scelta e la fece così radicale e prolungata?

Perché decise di digiunare in solitudine come se questa condizione fosse necessaria?

Per ciò che era la sua vera natura.

Gesù fu capace di dominare l’istinto della fame e il bisogno di relazioni umane.

Ma la sua vera natura, la sua figliolanza divina rimase a lungo nascosta agli occhi degli altri.

Solo in un momento come quello della Trasfigurazione egli la manifestò.

Per tutto il resto della sua vita pubblica e del suo ministero  egli visse come tutti per entrare con tutti in comunione.

Non volle umiliare i suoi compagni di semplice vita manifestando la sua forte capacità di digiunare.

Anche di San Francesco d’Assisi si racconta un episodio simile: per non mettere in imbarazzo i suoi confratelli, che non ne erano in grado, ruppe il digiuno quaresimale.

E così per la solitudine.

Egli scelse dei compagni di viaggio per insegnare l’importanza dell’amicizia.

Ma non disdegnava il deserto. Anzi.

Spesso si allontanava da solo perché amava la solitudine.

Essa è necessaria come il pane infatti a coloro che hanno una ricca vita interiore, stare da soli non è maledizione ma premio.

Della solitudine si ha paura solo quando ci si porta il vuoto dentro.

Ma quando così non è, solo la solitudine ci permette di sperimentare i pensieri che consolano.

Il digiuno servì a Gesù a dare un senso spirituale al suo successivo alimentarsi, la solitudine gli servirà sempre per amare gli uomini.

Solo nella solitudine si trova quella carica e quella forza interiore per accogliere le inutili chiacchiere di cui la vita sociale è piena.

Per amare le persone infatti bisogna, di tanto in tanto, abbandonarle.

Iniziamo una Quaresima di digiuno e solitudine per tornare con più amore di prima a stare con i fratelli.

         Don Umberto