La Via 5 aprile

LE DUE VOCI (Gv 21,1-11).

Vivo questo ingresso nella Settimana Santa con l’anima divisa in due.
Come se due voci parlassero dentro di me.
Una è quella che, vedendo la gravità e l’assurdità di questa situazione, mi suggerisce di pensare che questi giorni siano irrimediabilmente rovinati.
Come si può festeggiare la domenica delle Palme e l’ingresso di Gesù in Gerusalemme con questa pesantezza nel cuore e con questo clima di paura che si respira intorno?
Non è forse la nostra gioia come un grido strozzato che ci rimane in gola?
Questa voce la sento, perché è dentro di me e costruisce immagini di vuoto e desolazione.
Ma sento anche un’altra voce che ispira pensieri diversi.
Essa mi dice: il valore di una festa non è tanto più vero quanto più le cose non vanno per il verso giusto?
Quando le feste religiose si celebrano nel nostro normale benessere, nel nostro stordimento emotivo e nel nostro quotidiano correre non perdono forse la loro efficacia?
Un conto è dire “faccio festa” quando stai bene, e un conto dirlo quando stai male.
Nel secondo caso devi crederci veramente, devi sentirla dentro di te questa gioia che è un dono dello Spirito Santo.
È come una piccola fiammella, come un germoglio destinato a crescere.
Ma c’è.
Ecco, quando questa seconda voce mi parla, mi sento meglio.
Avverto di percepire un sentimento che si chiama consolazione.
Spero che ciascuno di voi la senta questa voce.
Se la ascoltassimo attentamente, ci accorgeremmo che essa ci suggerisce che la Pasqua di quest’anno sarà indimenticabile.
Non per la sua anomalia, non per la sua tristezza, ma per la potente verità del suo messaggio di Resurrezione.
Don Umberto

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