Anno pastorale 2019-2020,  La Via Speciale

La Via Speciale a.p. 2019-2020

“Ogni santo ha un passato.

Ma ogni peccatore ha un futuro.”

Non mi ricordo più chi abbia detto questa frase.
E non ho molta voglia di cercare su Internet.
Ma ha il pregio illuminante della sintesi.
Infatti chi si sente arrivato perché dovrebbe guardare al futuro?
Il futuro è il tempo di coloro a cui manca qualcosa.
Il tempo dei peccatori, intesi come coloro che hanno uno sbaglio da correggere, un inferno da cui uscire, una ferita da risanare.
Non è quindi il tempo di ciascuno di noi?
Scrivere di futuro è comunque sempre una scelta azzardata, perché ci sono da vincere diverse resistenze.
C’è quella che io chiamo resistenza fatalista: quando si dice “sarà quel che sarà” e non si vuole prendere assolutamente in considerazione il futuro.
C’è poi la resistenza pessimista: non si parla di futuro perché la paura ci inquieta, ci suscita l’idea che potremmo essere tagliati fuori.
E c’è infine la resistenza, tutta interna al nostro piccolo ambiente, che sostiene l’idea che, essendo il futuro un argomento trattato da molti, perché dovremmo farlo anche noi che non siamo così competenti sul tema.
Le resistenze, si sa, sono come gli ostacoli. Bloccano alcuni e stimolano altri che finiscono con lo scavalcarli.
Così abbiamo deciso di dedicare al tema del futuro questo numero speciale de LA VIA.
E mi sembra un bel modo di iniziare l’anno pastorale.
L’ascolto di voci diverse che ci parlano di futuro sotto differenti angolature ci è parsa ancora una scelta vincente.
Esiste infatti un futuro nella Chiesa, nella società, nell’economia o nella tecnologia.
Ognuno di essi meriterebbe approfondimenti prolungati.
Noi vogliamo gettare il sasso nello stagno.
Chi raccoglie le provocazioni potrà abilmente continuare a riflettere.
Personalmente la ritengo una riflessione necessaria e doverosa.
Immaginare il futuro non è uno sfizio da persone creative.
È un impegno etico che riguarda la collettività.
È una scelta di responsabilità che in qualche modo qualifica e orienta il presente.
Noi cristiani dovremmo ritenerci fortunati: tutta la nostra fede è indirizzata ad un mondo futuro, pieno ed eterno.
Pregustarlo è il sogno di ogni avventura credente.
L’utopia è il motore della storia; non un luogo che non esiste, ma un luogo buono.
Riprende il cammino.
Ricordiamoci il futuro!

Don Umberto