La Via

La Via 23 giugno

L’EUCARISTIA:
UN PANE PER LA NOSTRA FAME
(Lc 9,11-17)

So di persone non credenti che a noi cristiani hanno rivolto questo rimprovero: «VOI dite di credere? Non è possibile. Se io credessi nell’eucaristia — ci pensate: Dio sulla terra, Dio nelle mie mani — non esisterebbe altro per me.
E voi invece vi accostate all’altare immersi nei vostri soliti interessi, e ve ne tornate rientrando subito nella banalità delle vostre abituali occupazioni».
L’osservazione, nella sua radicalità, forse non sarebbe condivisa da Gesù, il quale sapeva bene in quali mani si sarebbe consegnato, ma può servire a prendere coscienza del pericolo rappresentato dalla superficialità.
Se c’è un peccato in ordine all’eucaristia, è proprio questo: è il peccato dell’incoscienza e quindi dello svilimento delle cose di Dio.
Come uscire da questa condizione di mediocrità spirituale per ritrovare il senso della straordinarietà del momento eucaristico?
Il Vangelo parla di deserto e di fame.
La fame è un tormento, ma una certa fame può essere provvidenziale per gustare la bontà delle cose.
Anche per apprezzare l’eucaristia è importante aver attraversato un’esperienza di fame.
Quando senti uno che ti dice: «Non ho tempo oppure: «La messa mi costa fatica», che cosa pensare?
Vuol dire che non c’è fame.
In questi casi è inutile parlare di dovere, di precetto, di possibile peccato: come puoi obbligare uno se non ha fame?
Puoi solo pregare dicendo: «Signore, se gli vuoi bene, donagli la grazia di provare un po’ di fame».
Se abbiamo fame di prestigio, di successo, o anche solo di sentimenti facili che ci facciano dimenticare le asprezze della vita, l’eucaristia, quella vera, non serve a nulla.
Essa è la memoria vivente di uno che è finito sulla croce: come potrebbe prestarsi ad alimentare sentimenti che siano dissonanti rispetto a quelli di Cristo?
Ma se abbiamo un’altra fame, allora l’eucaristia è per noi.
Penso, in questo momento, alla situazione di deserto in cui ci troviamo per il fatto che si vive in un mondo che trasforma tutto quello che tocca in cifre, in bilanci, in cemento armato, in spot pubblicitari.
Si ha fame di senso, nel suo duplice valore espressivo, di significato e di orientamento, di luce per l’intelligenza (perché ci succedono certe cose?) e di luce per muovere i propri passi nella direzione giusta (dove stiamo andando?).
Se soffriamo di questa fame, che è anche fame di libertà e di amore, di sapore e di sostanza di vita, l’eucaristia è il pane per la nostra fame.

Don Luigi Pozzoli