La Via

La Via 25 ottobre

CHI SI ACCONTENTA MUORE     (Mc 10, 46-62)download50

Sul bordo della strada c’è un uomo che grida.
E c’è chi lo invita a restare dov’è, ad adattarsi alla sua condizione di mendicanza e di cecità.
E ad accettare, accontentandosi, quella sopravvivenza ai margini, fatta di elemosine sicure, di piccole garanzie che la fame non l’avrebbe provata mai.
Ogni grido, da qualunque parte provenga, infastidisce sempre. Se non altro preoccupa.
Anche quando esce dal fondo della nostra anima qualcosa dentro di noi vuole metterlo a tacere.
E così, la scena che il Vangelo ci presenta è una eloquente fotografia di quella lotta interiore che si scatena nel cuore di ciascuno di noi.
Lotta tra il desiderio di qualcosa di grande, di vivo, di vero e la tranquillità monotona dei giorni che scorrono uguali. Pieni di cose, e spesso vuoti di senso.
Quell’uomo sul bordo della strada aveva già sperimentato cosa significa vedere; aveva già assaporato la bellezza della luce. Egli grida a Gesù “Rabbì che io veda di nuovo”.
Perché quando la pienezza della vita la sperimenti non la dimentichi più.

Magari la rimuovi e così ti illudi di essertene liberato, ma essa torna, bussa, irrompe. E ti fa gridare.

Questo grido è la preghiera.

Perché spesso, tanto spesso, nel Vangelo la preghiera è una richiesta. E non a caso la Chiesa d’oriente ha considerato questo episodio del cieco Bartimeo come una grande catechesi sulla preghiera.

Ognuno deve pescare nel fondo della propria angoscia per pregare; ognuno deve cercare nelle sue povertà, nelle sue miserie, in quel luogo dove avvertiamo che ci manca la pienezza.

È da quel punto profondo che sgorga la preghiera.

Se a quel fondo non si arriva , la preghiera resta sempre in superficie, diventa una “navigazione” ma non una relazione.

Occorre essere dentro il proprio grido, sapendo quel che si vuole e quel che si chiede.

Se non si ha il coraggio e la forza di chiedere è perché una cosa non la si vuole veramente. Così è per la preghiera.

Il nostro cieco è un battistrada: dopo di lui veniamo noi.

Se non si implora, se non si grida per avere il dono della luce significa che ci riteniamo già capaci di capire.

A noi che con le nostre luci artificiali siamo arrivati al punto di oscurare il cielo delle nostre città, il Signore faccia la grazia di tornare a vedere.

Don Umberto e Don Stefano