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Omelia domenica 18 gennaio

L’infanzia è una cosa eterna, l’età adulta è un’età transitoria.

« La parola del Signore era rara in quei giorni … »: la chiamata di Samuele.
Il racconto della chiamata di Samuele si presenta come una bella storia, semplice e lineare.
Un ragazzo, dono di Dio ad una madre umiliata e offesa dalla rivale, viene offerto al Signore « perché gli appartenga per tutta la vita ». (1 Samuele 2,18.26).
Avviene in tempi in cui la parola del Signore era rara, e le visioni non erano frequenti: tempi di decadenza religiosa e morale. I figli di Eli « erano uomini perversi; che non riconoscevano il Signore » (1 Sam 2,12). Tempi di guerre intestine, odi, vendette e divisione tra le tribù (Gdc 17-21).Il giovane Samuele serviva il Signore alla presenza di Eli.
La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti. E quel giorno avvenne che Eli stava dormendo al suo posto, i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere. La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuele dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio.( 1 Samuele 3,1-3).

Per gustare la bellezza del racconto, ci facciamo accompagnare da don Angelo Casati, un
“vecchio sacerdote” milanese, che ha condiviso l’amicizia, del card. Martini, di padre Turoldo e padre Camillo: Vorrei iniziare dalla voce nella notte. Mi colpiva l’incipit del racconto, che mette senza censure davanti ai nostri occhi la situazione religiosa e sociale di quei giorni, i giorni del vecchio sacerdote Eli e del giovane Samuele che serviva nel tempio. Mi sembra, perdonate, di rivedere per qualche aspetto i nostri tempi. “La
parola del Signore” è scritto “era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti”. Starei per dire “ rara ” oggi la parola, perché soffocata dal rumore di troppe vuote vecchie parole. Del vecchio sacerdote è detto: “i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere”. Penso a noi preti sempre più vecchi e forse indeboliti anche negli occhi. Gli occhi di Eli indeboliti dall’età, ma indeboliti anche dalla sua incapacità di smascherare i figli, che per vile interesse approfittavano della fede del popolo. Della fede e della buona fede di coloro che ancora frequentavano il tempio. Anche oggi, purtroppo, c’è, e come!, il pericolo di far finta di non vedere, di tacere su coloro che approfittano della religione per vile
interesse. In questo panorama di ombre mi colpiva però, nel testo, l’accenno alla lampada: “la lampada di Dio non era ancora spenta”. E nella mente mi immaginavo quel sacerdote, quel vecchio sacerdote che in tempi di decadenza religiosa fedelmente, oserei dire testardamente, teneva accesa la lampada del tempio, quasi a dire che Dio resiste, resiste anche nella notte dei tempi. E anche la notte più fonda può essere
attraversata da voci.