La Via

La Via 13 marzo

LA BELLEZZA CHE SALVA.
(Lc 9,28-36).
Quel giorno sul monte Tabor accadde qualcosa di unico.
Il volto di Gesù diventò altro, non già perché non fosse più lui, ma perché l’essenza di ogni volto, anche il nostro, è altro.
Per un momento, Gesù apparve nel suo aspetto più vero, quello che gli occhi dei presenti erano in grado di sostenere e che normalmente non poteva essere visto.
Con questa rivelazione Gesù confermava la verità di quanto aveva detto e fatto fino ad allora.
L’antefatto della trasfigurazione infatti era stato un dialogo tra Gesù e i suoi discepoli durante il quale essi avevano tentennato di fronte alla profezia di sofferenza e croce che attendeva il loro maestro.
Trasfigurandosi Gesù rilancia ai loro occhi l’esito del suo ministero: non la morte di croce, ma la gloria.
E così ci fa capire che ogni atto e gesto compiuti sul suo esempio sono un investimento per l’eternità.
Abbiamo sempre più necessità, di questi tempi, di capire dove va la nostra vita.
Perché solo la chiarezza della direzione dà senso ai passi che si compiono.
Senza direzione la vita è un vaso colmo di ansie, urgenze e paure dalle quali si cerca di uscire con piccoli attimi di felicità che assomigliano a delle fughe.
Il corpo glorioso di Gesù, invece, testimonia non solo la nostra vera realtà, ma anche la nostra destinazione.
C’è altro in noi.
Siamo altro.
Spesso, abituati come siamo a vederci in un certo modo, non riusciamo nemmeno a sospettare il nostro vero volto, quello pensato a immagine e somiglianza di Dio.
Ed è proprio la bellezza che emana dal volto di Cristo a permettere a ciascuno di noi di spendere e offrire la vita per amore, anche in mezzo a fatiche e difficoltà.
Riappropriarsi della bellezza sorgiva che c’è dentro di noi, della bellezza sorgiva della fede, è urgente.
Per non abituarci al brutto, al decadente, a ciò che è degradato.
C’è un degrado che consiste infatti nella dimensione interiore di chi vive senza slanci.
A nulla serve sciogliere le catene se uno non è in grado di gustare la bellezza della libertà.

Don Umberto