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La fede di Gesù e la sua preghiera

pdf50download50ABBA’ PADRE  La fede di Gesù e la sua preghiera download50(schema della meditazione)
Seguiremo l’itinerario del Vangelo di Luca domandandoci: come pregava Gesù? Come viveva la sua fiducia nel Padre?
Per l’evangelista Marco la preghiera è una delle cinque attività fondamentali di Gesù, ma per Luca è la più importante. All’inizio della vita pubblica Gesù prega (il Battesimo Lc 3, 21) e lo fa anche alla fine (la Crocifissione Lc 23, 46): è una inclusione.
Gesù è poi descritto in preghiera altre 10 volte. Eccole :
Lc 4, 1 durante le tentazioni
Lc 4, 42 alla fine della giornata a Cafarnao, matura la sua missione
Lc 5, 16 preghiera solitaria seguita dalla guarigione del paralitico
Lc 6, 12 Gesù passa la notte in preghiera e poi sceglie i 12
Lc 9, 28-29 durante la Trasfigurazione, si rivela la sua identità.
Lc 10, 21-22 Gesù ripresenta la volontà del Padre su di noi.
Lc 11, 1 Gesù prega e poi insegna il Padre Nostro, insegna a dire Abbà.
Lc 22, 31-34 Gesù prega per Simon Pietro.
Lc 22, 39-46 Gesù prega al Getsemani compiendo la volontà del Padre.
Lc 23, 34 Gesù prega perdonando chi lo uccide.
E’ chiaro che per Luca la preghiera di Gesù non è semplicemente un po’ di orazione distribuita qua e là. Non c’è separazione tra vita e preghiera, anche se non tutto è preghiera: Gesù sceglieva dei momenti apposta.
A) La preghiera, per Gesù, era la chiara presa di coscienza della Sua persona, della Sua missione. Tanto più forte quanto più critici erano i momenti. In essa metteva ordine nelle Sue scelte e ripristinava finalità e priorità.
Si può paragonare a quanto dice S. Ignazio nei numeri 175-184 degli Esercizi Spirituali.
Quando abitualmente preghiamo noi? E quando abbandoniamo la preghiera?
La preghiera dovrebbe ringiovanire costantemente la nostra vocazione.
B) La preghiera di Gesù rivela inoltre una profondissima intimità con Dio. Non so quanto ci capiti di chiamare Dio “Papà”. Questa parola esprime un certo tipo di relazione, di sguardo sulla vita e su sé stessi.
Analizziamo più da vicino uno dei momenti in cui emerge questa relazione e questa fiducia di Gesù: il Getsemani.

Lc 22, 39-46 Il verbo pregare ritorna molte volte.
In questa preghiera affiora ciò che Gesù ha dentro, non è falsa, non è esteriore o formale (il popolo onora con le labbra ma il cuore è lontano). Emergono due realtà conflittuali, due desideri contrastanti.
Nella preghiera questa divisione che è in noi può trovare unità. L’unità è nella volontà del Padre: per Gesù era la Sua pace vera, non la meta da raggiungere reprimendo sé stesso. La volontà del Padre è la base di partenza, è l’amore che lo rende fiducioso che nulla andrà perduto. E’ la potenza di Dio che opera in Gesù, attraverso la preghiera, in questo momento di prova.
DOMANDE PER LA RIFLESSIONE E IL CONFRONTO
Pensando a Gesù che prega in ginocchio, pieno di abbandono al Padre, che lascia emergere i desideri più profondi, che entra nell’angoscia e la vince, chiediamoci come noi preghiamo di fronte alle scelte decisive della vita. Sono tre le domande che possiamo farci rileggendo il testo:
La mia preghiera è fuga o è contemplare coraggiosamente ciò che Dio mi chiede?
Quando prego, unifico i miei desideri e i conflitti interiori nella domanda della volontà di Dio che mi rende forte di fronte alla prova?
Sento la forza di Cristo ch prega in me, la sua vittoria sull’angoscia e la paura, sento che è la mia forza e la mia vittoria?
Per rispondere alle domande, chiediamo al Signore di insegnarci a pregare così: <<Fa’ che nella nostra preghiera vinciamo ogni paura che ci impedisce di deciderci per te, per i fratelli, per ciò che ci costa, che ci spaventa; fa che la nostra preghiera sia una vittoria della nostra fede: in essa trionfi la tua potenza che ha vinto la paura della morte>>.

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pdf50Con la preghiera mettiamo in ordine i nostri desideri
Noi siamo un fascio di desideri, una centrale produttiva di desideri. E questi desideri sono formidabili, hanno un’ampiezza, un’instancabilità, una capacità di ricrearsi senza fine. Se conosciamo veramente noi stessi sappiamo di essere una fornace di desideri.
Questo è ciò che distingue l’uomo da tutto il resto: l’uomo non è mai stanco di desiderare, di volere, non è mai soddisfatto. A differenza dell’animale che è contento perché ha mangiato, l’uomo anche dopo un buon pranzo dice: «In fondo però non abbiamo raggiunto ciò che volevamo, dovevamo stare più insieme, dovevamo capirci di più, parlarci di più».
Sono formidabili i desideri dell’uomo perché sono vissuti nella forza moltiplicatrice, acceleratrice dei sentimenti e delle emozioni. Non sono desideri sottili come un filo di seta, ma corposi come una valanga che si mescola con le emozioni che continuano a crescere: questo è il mistero che portiamo dentro di noi, è lo spessore che c’è in ciascuno, anche nella persona apparentemente più timida, che non parla mai, che è sempre in un angolo. Se la potessimo conoscere ci accorgeremmo che è una fornace di desideri.
Qualche volta lo spiraglio si apre e allora si vedono grovigli di cose, aspirazioni, recriminazioni, risentimenti, amarezze, ire, speranze. Spesso non ce ne accorgiamo perché tutto è coperto dal velo della quotidianità. Andiamo a pescare, ci occupiamo della pesca, e quando rientriamo in noi stessi ci accorgiamo della immensa e pericolosa ricchezza che portiamo dentro e che, peraltro, è il valore della vita umana.
Da qui deriva subito una conseguenza: che per essere veramente noi stessi, per giungere veramente ad essere autentici, a saper amare, bisogna appropriarsi di questi desideri, fare ordine in essi, chiarirli, tenerli in mano e non spegnerli; spegnerli sarebbe la morte, la morte civile, umana.
Certe volte si incontrano persone che hanno spento i desideri: per loro tutto è uguale, su tutto sono scettici. In fondo uno dei mali maggiori della droga è proprio il fatto che spegne tutti i desideri eccetto uno. Non c’è più desiderio e infatti si sente dire: «La testa non mi gira più», cioè non interessa più niente: c’è una sola cosa, un’unica cosa che si stringe come un pozzo fino a diventare praticamente invisibile.
D’altra parte i desideri non possono nemmeno essere tumultuosamente lasciati andare, perché rischierebbero di diventare distruttivi di noi e degli altri.
Per questo ho detto che dobbiamo appropriarci dei nostri sentimenti, delle nostre emozioni, delle nostre intenzioni, della nostra capacità di amare fino in fondo. Quella che chiamiamo «capacità di amare» è un po’ la sintesi di questa potenza di desiderio che c’è nell’uomo. Ordinare il desiderio è una delle cose più importanti.
E per questo la preghiera è un’attività fondamentale dell’uomo: la preghiera ordina i desideri, li assume e li indirizza verso il bene; la preghiera ci aiuta a non spegnerli. E questo è vitale perché senza i desideri, i sentimenti, le emozioni, le nostre azioni avrebbero lo spessore di una ragnatela e non faremmo mai niente, non costruiremmo niente.
C.M. Martini