La Via

La Via 9 febbraio

 FARE LA DIFFERENZA                                        (Mt 5,13-16)

Il Vangelo di domenica scorsa si chiudeva con una profezia che era, in realtà, un programma di vita.

Gesù sarebbe stato un segno di contraddizione.

Profezia riguardante non solo lui, ma ogni discepolo.

Oggi la Scrittura ci regala una parola di Gesù che sembra una logica continuità  con domenica scorsa: i discepoli sono sale della terra e luce del mondo.

Il sale e la luce fanno la differenza!

A questo sono chiamati i credenti, a fare la differenza.

Esistono modi diversi di realizzare tutto ciò.

A volte occorre proprio essere segno di contraddizione.

È necessario manifestare apertamente il proprio disaccordo con modi di pensare e stili di vita che nulla a che fare hanno con il Vangelo.

Dentro questo spirito di contraddizione, che non di rado si trasforma in polemica, è celato però un rischio:

quello di vedere nel mondo che ci circonda e nella cultura che respiriamo solo qualcosa di sbagliato e di negativo.

Si finisce con l’accettare una visione della realtà nettamente divisa in bene e male adottando posizioni e stili che oscillano come un pendolo tra un arroccamento difensivo della fede ed una aggressività militante dei valori cristiani.

Sono in tanti a vedere solo queste due opzioni per un futuro della Chiesa in Europa.

Il sale e la luce però non hanno senso in sé stessi, ma solo in virtù di ciò che devono insaporire o illuminare.

Senza la realtà, che esiste e in quanto tale ha in sé qualcosa di positivo, il sale e la luce perderebbero il proprio scopo.

È possibile quindi anche la scelta di quei credenti che valorizzando la domanda di senso insita nella cultura e nella società cercano di qualificare la loro presenza come portatrice di un sapore diverso e di una luce particolare; senza che questo significhi aggressività o difensivismo.

A guidarli è anche la coscienza (maturata dalle esperienze di vita) che il sale e la luce sono come l’amore.

In dosi eccessive rovinano.

Occorre imparare a dosarli: senza essere invadenti o soffocanti. Ma presenti.

A pensarci bene anche qui c’è un rischio: essere cristiani irrilevanti, insignificanti per il mondo e per la società.

Sarebbe certo questa la cosa peggiore, quella da evitare a tutti i costi.

Don Umberto