La Via 24 novembre

“VENGA IL TUO REGNO”
(Lc 23,35-43)

Se abbiamo un minimo di familiarità con la preghiera, questa è una frase che ripetiamo ogni giorno.
È una delle richieste del Padre Nostro.
Una di quelle che rischiamo di pronunciare senza capirne bene il significato.
Esistono infatti parole del lessico cristiano che sono divenute un po’ desuete.
Parole come “regno” appunto; oppure parole come “salvezza”.
Strano che oggi non si parli più di “regno” ma si senta una gran voglia di uno che regni su di noi.
Come è strano che non si capisca cosa vuol dire “salvezza” ma si cerchino continuamente salvatori.
Anche al tempo di Gesù la parola non era tanto chiara.
O quanto meno, era vittima di ambiguità.
Gesù aveva proclamato il Regno di Dio come una realtà vicina.
Eppure i pensieri della gente erano alquanto lontani da questa realtà.
Spesso infatti i pensieri di Dio sono altri rispetto ai nostri e le sue vie non sono le nostre vie.
Così fu il giorno della crocifissione.
C’era una scritta sopra il suo capo: “questi è il re dei Giudei”.
Quella scritta era esatta.
Ciascuno però la leggeva a modo suo.
I discepoli di Gesù che sapevano cosa fosse il Regno di Dio la accolsero come vera.
Gli altri, che pensavano ad un regno politico, la contestavano come falsa.
Anche le parole scritte infatti sono convenzioni tra le persone. Esse non hanno il potere magico della verità.
Semplicemente perché verità ed esattezza non sono la stessa cosa.
Così, circa l’idea di Regno, l’equivoco è davvero grande.
Nasce dall’idea che un re è davvero tale se sa imporre se stesso; se si salva in ogni occasione; se esercita il suo sovrano potere.
Gesù invece tace. Tace durante il processo, tace sulla croce a fronte delle accuse che gli vengono rivolte.
E il suo silenzio illustra bene la grande distanza del Regno di Dio rispetto alla fantasia inseguita dagli uomini.
Ma qualcuno riconoscerà questa regalità.
Sarà il buon ladrone. Lo farà inaspettatamente, come grazia ad una luce dal cielo.
Ma lo farà dopo aver riconosciuto la giustizia di Gesù e la forza di un uomo innocente che dona la vita.
Conservarla, la vita, è istintivo; tutti lo fanno.
Il re ha solo a disposizione strumenti più efficaci per farlo.
Donarla invece è segno di libertà.
Segno di potere e di regalità.
Il potere del servizio.

Don Umberto

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