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Esodo

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* Il libro dell’Esodo ha un’importanza centrale in tutta la rivelazione biblica: esso è incastonato nel cuore del Pentateuco (i primi cinque libri dell’Antico Testamento), che gli Ebrei chiamavano «Torah» (Legge). Nei libri della Legge si condensano i contenuti fondamentali della storia e della fede d’Israele, popolo di Dio.
* Dal punto di vista letterario, si ritrovano nell’Esodo – come in tutto il Pentateuco – materiali di svariatissima provenienza, risalenti a epoche, a sensibilità culturali e a tradizioni teologiche differenti.
Si possono sommariamente suddividere tali materiali in due categorie generali: materiali di carattere narrativo e materiali di carattere legislativo. A questo proposito, è lecito affermare, in prima approssimazione, che i capitoli 1-18 hanno un andamento prevalentemente narrativo, mentre i capitoli 19-40 elaborano per lo più contenuti di intonazione giuridico-legale.
* Dal punto di vista tematico, l’Esodo ha offerto da sempre alla meditazione dei credenti i temi fondamen-tali della rivelazione. Volendo abbozzare una suddivisione utile per la lettura del libro, si potrebbero indicare i seguenti nuclei tematici: il tema della . grazia e della liberazione, corrispondente al racconto dell’uscita (equivalente al termine «esodo») degli I Ebrei dall’Egitto (cfr. Es. 1,1-15,21); il tema del cammino nel deserto (cfr: 15,22-18,27), che fa – in certo modo – da transizione al tema dell’ alleanza, che ricopre gli avvenimenti capitati al Sinai (cfr.19,1-40,38).
* Tutto il libro, comunque, trova unità tematica attorno alla meditazione di come Dio ha salvato e . formato il suo popolo Israele, e di come quindi Dio sempre interviene per operare nella storia la salvezza dell’umanità.
Tralasciamo qui le questioni di carattere storico, concernenti la datazione dell’ingresso delle tribù degli Ebrei in Egitto (accettiamo che si sia trattato di una vicenda svoltasi a più riprese nell’ arco di tempo che va dal sec. XVII al sec. XIII) e la loro caratterizzazione etnico-culturale (accettiamo che si sia trattato di
gruppi semitici, appartenenti a quel flusso plurisecolare che determinò lo spostamento di popolazioni nomadi dal deserto siro-arabico alle zone fertili della fascia occidentale). Accettiamo inoltre la sostanziale veridicità delle notizie concernenti i lavori di costruzione, ai quali queste popolazioni nomadi trasferitesi in Egitto furono costrette a prestarsi gratuitamente (cfr. 1,11-14; 5,6-23) Esodo, fuga o espulsione?
Possiamo rintracciare l’eco di due «esodi» distinti. L’esodo «classico», avvenne forse nel XIII sec. a.C. e fu una fuga. Ramses II dovette essere il faraone.dell’oppressione e Mernephtah, il faraone della fuga.
Ma alcune tracce della narrazione biblica fanno sospettare l’eco di un altro esodo difficilmente .databile Questo esodo sarebbe stato piuttosto un’espulsione che, senza dirottare nella penisola sinaitica, avrebbe logicamente seguito la normale e più breve strada della costa mediterranea (la via maris).
Sono, quindi, da ipotizzare almeno due esodi, uno fuga ed un altro espulsione, entrambi unificati nella celebrazione finale sinfonica del testo biblico.
Esodo, storia o mito?
La Bibbia ha evocato questo evento con tutti i colori e l’entusiasmo di un’epopea. Cielo, terra, mare, forze preternaturali, eroi sono convogliati in questa celebrazione che vuole essere più un affresco che una fotografia nitida di eventi. Tuttavia la storicità sostanziale del nucleo degli avvenimenti riportati è sostenuta da tutte le moderne scuole storiografiche. Anche il silenzio documentario delle fonti egiziane non è impressionante se si tiene conto del nazionalismo tipico della XIX dinastia.
Una fuga di seminomadi era irrilevante per l’annalistica del grande impero egiziano.
Resta, quindi, un dato certo: questa vicenda dai contorni oscuri, vissuta forse solo da alcune tribù di Israele e poi applicata idealmente all’intero popolo che parzialmente poteva essere rimasto in Palestina, è stata l’avvio per una pagina fondamentale della storia d’Israele. L’esodo è come uno spartiacque: da questo momento Israele passa da una struttura ancora confusa costituita da un agglomerato disparato di clan ad una forma più esplicita di popolo unito e libero.
«Ogni generazione deve considerare se stessa come uscita dall’Esodo»: le parole del trattato rabbinico sulla Pasqua (Pesahim 10,5) sono forse la prospettiva di lettura più pertinente per questo volume biblico. L’evento decisivo della liberazione dalla schiavitù faraonica è come la radice viva da cui nasce l’albero ramificato della storia ebraica. Esso non è solo memoria di un dato rilevante della trama storica di Israele, è soprattutto un evento che può rinnovarsi tutte le volte che Israele è schiavo, nomade, pellegrino ed esule e al suo orizzonte si profila il dono della libertà.
Il libro dell’Esodo altro non è che la celebrazione di questo articolo di fede che attesta un intervento fondamentale di Dio nel tessuto delle vicende umane. La fede della Bibbia, infatti, più che sull’analisi di Dio colto nella sua essenza e nella sua sconfinata entità, è basata sulla ricerca della sua rivelazione:nella storia. L’arco degli eventi storici è il luogo privilegiato in cui Dio svela il suo volto. Perciò il credo di Israele, anziché essere un’elencazione intellettualistica delle qualifiche astratte di Jahweh, come avviene nella recitazione litanica dei 99 «bellissimi nomi» o attributi di Allah nell’Islam, è «memoriale» delle gesta salvifiche che punteggiano il passato di Israele e si riattualizzano, come «parola di Dio eterna», nel presente.

Lectio don Umberto