La Via

La Via 4 giugno

OSPITE DOLCE DELL’ANIMA
(Gv 20,19-23)

Dalla narrazione della Pentecoste così come la riferisce San Giovanni nel suo Vangelo, mi colpisce sempre più questo legame tra lo Spirito Santo e il perdono dei peccati.
Penso certamente al momento della confessione e a quel gesto, l’assoluzione, che senza lo Spirito Santo sarebbe solo un vuoto insieme di parole.
Ma penso anche a qualcosa di più personale.
Lo Spirito Santo è dentro ciascuno di noi, con la sua presenza vitale e operante.
Se egli non ci fosse, le nostre debolezze ci sarebbero subito fatali e i nostri peccati ci schiaccerebbero.
Sarebbe insopportabile per noi guardare in faccia i nostri errori e le nostre piaghe interiori non avrebbero speranza di guarigione.
Invece questa speranza c’è.
È difficile perdonare se stessi. A volte più difficile che perdonare gli altri.
È semplice rimuovere i nostri errori, far finta di niente, illuderci che non abbiano avuto alcun effetto.
Non è questa l’opera dello Spirito.
Egli non è colui che ci scusa, che ci fa essere accondiscendenti con il male.
È colui che combatte il male presente in noi con la forza mite e tenace del perdono.
Egli è quell’umile voce gioiosa che sale a volte dalla profondità del nostro cuore e ci fa percepire la fiducia di Dio verso di noi, costantemente rinnovata.
Agisce come uno specchio che riflette l’immagine vera di noi stessi, un’immagine limpida, positiva, sincera.
Quella che Dio ha plasmato in noi fin dalle origini.
Essa non è l’immagine di un orgoglioso ma neppure quello di uno sfiduciato.
Senza lo Spirito Santo noi saremmo perduti.
Ci conceda il Signore di tendere il nostro orecchio interiore per percepire la bontà e la dolcezza che Egli effonde instancabilmente nei cuori.

Don Umberto