La Via

La Via 24 gennaio

OGGI, REALMENTE (Lc 1,1-4; 4,14-21)

Chi sia questo Teofilo a cui Luca indirizza il suo Vangelo non ci è dato saperlo.
A dire il vero non sappiamo se sia mai esistito o se sia invece una figura letteraria.
Certo è bello il significato del suo nome: Teofilo significa “amato da Dio”.
E mi viene da pensare che quindi Luca il suo Vangelo lo abbia scritto per tutti e per ciascuno. Ognuno di coloro che lo avrebbe letto nei secoli si sarebbe sentito così: amato da Dio.
Dalla certezza di questo amore nasce il bisogno di conoscerlo questo Dio e di dare fondamento a ciò che si professa con la fede.
Personalmente ritengo insopprimibile questa esigenza di approfondimento, soprattutto se la Scrittura illumina la nostra vita, se la orienta e la sostiene.
Non ci possiamo accontentare di qualcosa di superficiale, di una semplicistica ed elementare istruzione.
Forse per questo Luca è un autore che va apprezzato. Non solo per la sua empatia con i peccatori, la sua enfasi sulla misericordia, ma anche per questa sua passione che nasce nel cuore e sale fino alla mente e che lo spinge a fare ricerche accurate su Gesù.
Non gli interessavano i discorsi astratti e le dispute teologiche ma le persone concrete e reali con la loro storia.
Il suo Vangelo ha l’odore della quotidianità e della strada, il sapore dei sentimenti forti e delle emozioni.
Pare di vederlo girare in lungo e in largo i luoghi dove era passato Gesù anche solo per chiedere piccoli particolari a chi lo aveva incontrato di persona.
Con una tenacia e una forza di volontà che fanno della sua inchiesta uno squisito atto di amore.
C’è una curiosità stilistica che rivela per intero l’animo di questo evangelista.
Nel suo racconto ripete, simbolicamente, sette volte l’avverbio “oggi”.
In tutte le tappe più importanti della vita di Gesù, come la sua presentazione nella sinagoga di Nazareth che illumina questa domenica.
Un’insistenza sull’ “oggi” così evidente che lascia trasparire il bisogno di toccare con mano la forza di Gesù e delle sue parole, oltre che la gioia di sperimentarne l’efficacia e il desiderio di raccontare a tutti quanto sperimentato.
Perché anche per noi, duemila anni dopo, l’ “oggi” non sia un peso ma un dono della grazia di Dio.

Don Umberto