La Via

La Via 10 gennaio

UNO TRA I TANTI (Lc 3,15-16.21-22).

Inizia così il Suo cammino adulto tra noi: con una attesa del Suo turno, in fila con i peccatori.
Certo, un modo tutto particolare di entrare in scena; niente enfasi ne’ effetti speciali. Niente parole roboanti ne’ miracoli eclatanti.
Una coda da fare e nient’altro.
Che avrà fatto Gesù mentre aspettava il Suo turno per essere battezzato da Giovanni?
Avrà parlato con chi era prima di Lui?
Avrà pregato per non distrarsi?
Ci piace immaginarlo così, con quel tratto di assoluta normalità, anzi di nascondimento, che lo contraddistinse.
Ma come possiamo parlare di nascondimento se da quel momento la sua vita diviene “pubblica”?
Possiamo farlo perché il nascondimento è uno stile e non tanto la scelta di vivere in luoghi remoti.
Gesù non volle per sé ne’ riconoscimenti particolari, ne’ privilegi, ne’ alcuna situazione che potesse metterlo in condizione di superiorità rispetto ad altri.
Fin dal primo giorno scelse di non imporsi lasciando che fosse Dio solo a svelare la sua identità.
Ai cristiani dei primi secoli l’episodio del battesimo di Gesù fu motivo di grande imbarazzo: un Messia che si confonde con i peccatori, un Messia in fila con tutti gli altri appare troppo poco autorevole.
Arriveranno solo lentamente a capire che se Gesù non difese mai la propria dignità lo fece per poter accostare i peccatori con delicatezza, senza turbarli con la dimostrazione della sua potenza o del suo giudizio.
Maturò così quella autorevolezza che nasce dalla condivisione.
Succede anche a noi di chiederci se siamo autorevoli.
Magari non proprio in questi termini, però ci interroghiamo e abbiamo bisogno che le nostre parole e i nostri gesti vengano raccolti da qualcuno e considerati degni di valore, al punto da essere ascoltati e seguiti.
Se lo chiede un genitore nei confronti dei figli; una moglie col marito e viceversa; un datore di lavoro con i dipendenti o un parroco con i suoi parrocchiani; anche un educatore con i suoi ragazzi.
L’esigenza di essere preziosi e degni di stima agli occhi di qualcuno è un’esigenza vitale. Ma a volte succede di gestire questa esigenza in modo maldestro, imponendo la nostra presenza. Come pure accade di negarla questa esigenza, sottraendoci così anche quando ci sarebbe bisogno di noi.
Se lo trasformassimo in preghiera questo bisogno ci tornerà sicuramente utile ripensare la via della condivisione scelta da Gesù e la sua decisione di iniziare il Suo cammino tra noi mettendosi semplicemente in fila ad aspettare il suo turno.

Don Umberto e Don Stefano