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Omelia domenica 15 novembre

Il sole e la luna erano il grande orologio degli antichi: essi indicavano lo scorrere del tempo, di giorno e di notte.
Il loro oscurarsi corrisponde alla perdita del senso del tempo e del suo valore.
Come chi sente che le giornate scivolano via, senza slanci e senza vita: in modo disincantato appunto.
Proprio in questa situazione, dice il Vangelo, Dio si prepara a rivelarsi.
Dio non lascia che il nostro disincanto ci uccida l’anima, ma sostituisce al nostro modo di concepire il tempo il suo modo di concepirlo.
E allora proprio grazie alla crisi e alla perdita di quei punti di riferimento abituali, Dio ci conduce ad un’altra qualità di vita e di relazione con gli altri e con le cose.
E ciò che prima appariva importantissimo ora magari non lo sarà più e ciò che prima facevamo con fretta ora lo faremo con il tempo che merita.
Alla fine c’è qualcosa che dura e di fronte al quale anche il nostro disincanto va in frantumi: se il cielo e la terra passeranno, le parole di Cristo non passeranno.
Egli è alla porta; non come uno spione ma come uno che attende solo che noi andiamo ad aprire.