La Via 24 maggio
CREDENTI, NON CREDENTI, INCREDIBILI (Gv 15,26-27; 16,12-15)
Spesso mi sono ritrovato a fantasticare immaginandomi la folla che era presente quel giorno di Pentecoste ad ascoltare le parole degli Apostoli.
Ciascuno li sentiva parlare nella propria lingua!
Di questa folla si dice la provenienza geografica, varia e multiforme, quasi un anticipo di globalizzazione.
Nulla si dice circa la loro situazione di fede, la loro vicinanza o lontananza da Dio, i loro problemi, la loro condizione …
Eppure ciò che gli apostoli dicono è compreso da tutti.
È una scena che ha dell’incredibile, ma che al contempo ci lascia intuire quale forza sprigioni lo Spirito Santo e quando possiamo capire che egli è all’opera.
Comunicare tra noi non è facile.
Finchè si tratta di dare informazioni tutti ne siamo capaci.
Ma quando il parlare si fa più vero, più profondo, quando riguarda quelle cose che nella vita contano sul serio, allora la comunicazione è un momento delicatissimo.
Quel giorno di Pentecoste gli apostoli parlarono di Dio, della vita che è più forte della morte e lo fecero con una persuasività che toccava l’anima senza passare per la testa e anche coloro che erano oppressi dalla confusione interiore capivano, capivano benissimo e le parole degli apostoli risuonavano in loro come un balsamo capace di risanare anche vecchie ferite.
Lo Spirito Santo operava, e ancora opera, non solo in chi parla, ma anche in chi ascolta e così genera comunione, quell’intesa profonda che può essere solo opera divina, non semplicemente umana.
Non so se a voi succede, a me sì e regolarmente, di pronunciare parole di cui non comprendo appieno il significato, non solo nei colloqui ma anche nella preghiera. Il senso profondo mi sfugge, forse per superficialità o forse per la fretta di dover comunicare
Dello Spirito Santo Gesù dice che “ci guiderà alla verità tutta intera”.
Certo si riferisce alla possibilità di conoscere sempre meglio il mistero di Dio, che cresce via via con gli anni proporzionatamente alla nostra capacità di abbandono e di resa.
Ma forse (e mi piace pensarla così l’opera dello Spirito)intende anche riferirsi al nostro comunicare.
E a quella indispensabile virtù di chi sa guardare le cose, ascoltando con pazienza anche da un punto di vista diverso dal proprio, da una angolatura che solo la sapienza dello spirito lascia intravedere.
Per misurare le proprie parole mentre si interiorizzano quelle degli altri.
Don Umberto e Don Stefano