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Sopportare pazientemente i molesti

“PORTATE I PESI GLI UNI DEGLI ALTRI” (Gal. 6,2).

 

Lectio di Don Stefano.

Brano di riflessione per la lettura personale

Sopportare pazientemente le persone moleste volge l’obiettivo sulle persone. Molesto è qualcuno che ci è di peso, che ci molesta, che ci accolla un peso. Spesso usiamo questa parola nel senso di ‘sgradevole’. Molesto è qualcuno che mi risulta sgradevole, che pesa su di me, che mi dà ai nervi con il suo comportamento. Anche qui quest’opera di misericordia non significa che subisco tutto passivamente e sopporto ogni persona, per quanto mi sia molesta. Devo piuttosto distinguere adesso che cosa sia più nello spirito di Gesù. Talvolta è conforme allo spirito di Gesù che io ammonisca l’altro, che gli dica che mi risulta molesto e che mi molesta. Faccio notare all’altro che con il suo comportamento non si fa degli amici, ma complica la vita anche a se stesso. Il parlare del problema è sempre legato alla speranza che l’altro possa cambiare e, in questo modo, rendere le cose più semplici a se stesso e agli altri. Un’altra strada nei confronti delle persone moleste consiste nel prendere le distanze. Soprattutto nel caso delle persone che non accettano limiti è importante insistere sul confine che delimita la nostra sfera personale e proteggersi dalle persone incapaci di rispettarla. In questi casi ho bisogno almeno del distacco interiore da quella persona, affinché il suo peso non mi schiacci.
Questi due comportamenti da soli, però, non bastano nel rapporto con le persone moleste. Nella convivenza in una comunità, in un’azienda, nella famiglia, c’è sempre una parte dell’altro che devo sopportare. Non posso eliminare il peso dell’altro né con un colloquio, né prendendo le distanze da lui, né lottando contro di lui. Il prendere le distanze, infatti, può anche portare a rompere ogni relazione. La terza via è appunto sostenere e sopportare la persona così com’è. Paolo definisce questo sopportare la legge di Cristo: «Portate i pesi gli uni degli altri: così adempirete la legge di Cristo» (Gal 6, 2). Alla lunga una comunità può sussistere soltanto se i singoli sono disposti a sopportarsi a vicenda.