La Via

La Via 25 gennaio

RINUNCIARE PER SEGUIREdownload50

La Parola di oggi è centrata sulla vocazione battesimale, che per ogni cristiano implica la collaborazione con la vita di tutti i giorni alla testimonianza del Vangelo, con le parole e le opere. Nel testo del Vangelo la vocazione è sguardo del Signore sull’uomo. Nella vocazione il chiamato si sente abbracciato, nel proprio presente, passato e futuro, dallo sguardo del Signore, interpellato dalla sua promessa.
Il chiamato, come Giona, accetta di lasciare entrare nella propria vita la novità di Dio e di rispondervi senza tergiversare, senza porre condizioni, senza predeterminare le prestazioni: si tratta di seguire Cristo e basta, senza sapere prima dove questo potrà portare e cosa comporterà.
La vocazione cristiana, che ha la sua figura necessaria e sufficiente nel battesimo, non si colloca sul piano del fare, ma dell’essere. Dal proprio modo di essere con Cristo nascono la testimonianza e l’annuncio. La Chiesa non annuncia sé stessa, ma il regno di Dio. Predica autenticamente la Parola chi la ascolta e vi si sottomette fino a diventarne servo e testimone. I credenti, pellegrini nel tempo, proclamano la provvisorietà della propria condizione e il suo assorbimento nel Regno futuro verso cui sono incamminati. Predicare il Vangelo di Dio significa discernere il senso della vita alla luce del mistero pasquale di Gesù. L’annuncio cristiano proclama che Dio in Gesù Cristo cerca e raggiunge l’uomo nel suo quotidiano, attesta il primato dell’iniziativa e della misericordia di Dio, ma comporta anche la richiesta delle esigenze del Regno: conversione e fede.
Dunque: cambiamento di vita, coraggio di riconoscere che la strada che si sta percorrendo è sbagliata e ritornare, correggere la direzione di marcia; quindi fede, adesione a Gesù Cristo, quale Signore della propria vita e della storia.
La vita di S. Agnese martire è un esempio che sintetizza tutto questo. Ella si diede completamente a Cristo, vivendo con amore verso di lui ogni cosa, accadimento e relazione delle sue giornate. Questo mettere Gesù prima di tutto e in ogni cosa l’ha portata a usare le realtà del mondo come se non ne usasse pienamente. Era pienamente consapevole che tutto passa sulla scena di questo mondo e che solo l’amore di Dio resta. Da qui nascono il coraggio e la forza per affrontare il martirio, perché anche la vita nel mondo è relativa e non è preziosa come vivere nell’amore di Cristo.
La comunione di vita viva e fedele con Gesù possa aiutare anche ciascuno di noi a dire con le parole e le opere che tutto nel mondo passa, solo ciò che è stato fatto per amore di Dio e verso il prossimo rimane per sempre.

Don Stefano e Don Umberto