La Via

La Via 27 gennaio

OGGI.

(Lc 1,1-4; 4, 16-20).
La liturgia sinagogale era piuttosto diversa dalla nostra.
Ogni maschio adulto poteva leggere e commentare a voce
alta il testo delle Scritture scelto per quel giorno.
Gesù a Nazareth fece quindi qualcosa di usuale e normale
(per il suo tempo). Lo dice il testo stesso: “si recò, come suo solito, di sabato, nella sinagoga e si alzò a leggere …”. Diversa dal solito fu invece l’interpretazione che Gesù diededel brano del profeta Isaia appena letto: o meglio, diversa era la coscienza di Gesù quel giorno. Aveva maturato dentro di sé la consapevolezza più piena della sua figliolanza divina attraverso il Battesimo; aveva lasciato macerare questa convinzione nei quaranta giorni di deserto e ora accostava la Scrittura con occhi nuovi. Accadde al Signore ciò che dovrebbe realizzarsi anche per noi: solo al lettore superficiale e svogliato infatti la Parola di Dio dice sempre le stesse cose. Ma a chi riflette, a chi si interroga, a chi prende coscienza di sé, la Parola si rivela sempre nuova, zampillante di verità ancora non esplorate. La novità di quel giorno fu che Gesù non fece un’interpretazione della Scrittura, ma ne proclamò l’attualizzazione nell’oggi.
Ecco un altro messaggio per noi: l’oggi di cui si parla è quello liturgico e sacramentale.
Quando ci troviamo in chiesa noi non facciamo una puramemoria di avvenimenti del passato. Questo lo facciamo a livello civile: quando festeggiamo il 25 aprile o qualsiasi altra ricorrenza essa rimane un evento trascorso e la sua commemorazione non ha alcuna pretesa di renderlo nuovamente presente. Per la liturgia invece, il memoriale ricorda le gesta di Dio e pertanto tali gesta superano il tempo storico in cui si sono verificate perché Dio è eterno, oltre il tempo. Così quei gesti si rendono nuovamente presenti attraverso la celebrazione e nel nostro oggi recano salvezza. Con la nostra mentalità scientifica e razionale facciamo fatica ad entrare in questa dimensione. Io penso però che la nostra fatica sia legata anche a qualcos’altro: abbiamo veramente bisogno della salvezza di Dio? Ne avvertiamo la vitale necessità? Quel remoto sabato a Nazareth risultò chiaro chi erano i destinatari dell’annunzio: poveri, prigionieri, ciechi, oppressi. Ci vorrà tutto il ministero di Gesù per chiarire però che la sua non sarà una liberazione politica, un risanamento dell’economia o una pura cura di menomazioni fisiche. Quelle categorie indicano coloro che riconoscono la propria miseria e la propria incapacità a salvarsi da soli bastando a se stessi. Pressati da necessità esteriori non ci accada di tralasciare le necessità più profonde, le uniche che ci aprono la via dell’eterna salvezza.

Don Umberto

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