La Via

La Via 19 ottobre

PAOLO VI  .

Oggi è la giornata missionaria mondiale e la liturgia ci offre anche un vangelo stimolante.
Ma io vorrei dedicare queste poche righe a Paolo VI.
Oggi verrà beatificato, finalmente.
Ce n’è voluto di tempo a confronto con altri pontefici il cui iter di canonizzazione è stato più spedito.
Forse perché non era così mediatico e popolare. Ma spero non si tratti solo di quello: sarebbe cosa triste misurare la santità a partire da quanto si è simpatici alle folle.
Per quelli che hanno la mia età Paolo VI è stato il Papa della nostra infanzia: sentivamo il suo nome nella Messa e io ricordo nitidamente mia mamma che mi chiama dal balcone per farmi salire in casa e dirmi “è morto Paolo VI!”
Era il 6 agosto del 1978.
Succede, a volte, che le cose e le persone che ti si imprimono dentro da ragazzi non vengano trascurate con il passare degli anni, ma quasi valorizzate.
Così è stato per me Papa Montini.
Crescevo e leggevo, crescevo e rubavo in tv le immagini di repertorio, ascoltavo avidamente i racconti di chi l’aveva conosciuto quando era arcivescovo di Milano.
Per ritrovarmi ogni volta sempre più attratto da quel carattere schivo e riservato per il quale era quasi un sacrificio parlare in pubblico; oppure scoprire la ricchezza del suo pensiero quando mi lasciavo quasi prendere per mano da un periodare articolato ma ricco, ricchissimo.
Ho imparato ad apprezzare quella apparente incertezza che talvolta sembrava trasmettere: era il segno della sua grande intelligenza, della sua capacità di cogliere la verità del suo pensiero e al contempo la parte di verità contenuta nel pensiero contrario.
Come di uno che vede contemporaneamente le due facce di una medaglia. Così appariva come insicuro, fragile; anche la sua voce in taluni frangenti pareva tremare.
Forse per questo la qualità della sua fede, tranquilla e abbandonata a Dio, mi ha sempre dato molta luce.
Alla giusta visione di sé (“guardo la mia misera storia intessuta di azioni imperfette, insipienti, ridicole”) fece da contrappunto un cuore innamorato del Signore (“l’incontro con Cristo: questo è il criterio di valutazione di ogni cosa riguardante l’umana esistenza”).
Come Gesù nel vangelo di oggi anch’egli si trovò di fronte a questioni spinose, a domande le cui risposte avrebbero provocato comunque un malcontento.
Pertanto mi dico: chi siamo noi per giudicare?
Ho riletto qualcosa di suo in questi giorni e ho avvertito le stesse sensazioni di chi si abbevera ad acqua fresca di sorgente.
Ancora più stimolano le sue riflessioni, con quella straordinaria capacità di penetrare nei cuori degli uomini, anche increduli, per aprirli al mistero.
Mi ritrovo a ringraziare Dio perché mi ha dato dei grandi maestri e non smette mai di ricordarmi l’importanza di frequentarli.
Don Umberto