La Via

La Via 9 febbraio

UNA MARCIA IN PIÙ                                      (Mt 5,13-16)pdf50

 Domenica scorsa abbiamo celebrato la festa di Gesù luce del mondo.

Oggi nel vangelo sentiamo Gesù stesso dire: “voi siete la luce del mondo”.

Panico.

Noi la luce? Siamo proprio sicuri?

Ci verrebbe voglia di mandare indietro il nastro, tornare alla settimana passata e sentirci così più rassicurati: abbiamo tante tenebre fuori e dentro di noi e il Signore ci illuminerà …

E invece no.

C’è una parola di Gesù, perentoria, che non ha il carattere dell’invito o dell’esortazione ma della constatazione: “voi siete la luce del mondo”.

Lo disse per i suoi discepoli che lo stavano ascoltando, incatenati da quelle parole di speranza che sarebbero passate alla storia come “il discorso della montagna”.

Anche loro però non potevano certo vantare una esemplare condotta da ministri del Vangelo; anche loro, di fronte a quelle parole sentivano di essere povere persone.

Insieme a loro ci verrebbe da dire:

“quale mai potrebbe essere la nostra luce Signore? Siamo ai nostri stessi occhi così poco luminosi che essere luce

per gli altri ci sembra veramente troppo!”

Ma Gesù si fida.

Si fida di quel bene che ciascuno si porta dentro, di quel barlume di luce che c’è anche nel più opaco tra gli uomini e vuole farlo uscire allo scoperto.

Questa luce è Dio stesso ad averla messa dentro di noi. L’abbiamo ricevuta e grazie a Gesù, vera luce, possiamo farla risplendere.

E saranno le nostre opere a testimoniarla.

Leggevo in questi giorni l’intervista ad un noto personaggio dello spettacolo: un non credente.

Ateo ma pronto a confessare: “devo riconoscere che chi crede ha una marcia in più rispetto a chi non crede”.

Ecco, forse sarà proprio questa fiducia di Dio, questa luce interiore a dare una marcia in più.

Oggi il profeta Isaia ci indica anche quale sia l’invito in cui la luce che è in noi deve risplendere: la carità.

È proprio come la logica della fiamma: più si consuma, più fa luce. Se non si consuma, resta intatta ma non illumina nessuno.

Così è il mistero della vita: se uno cerca di conservarla per sé, essa in fretta si corrompe e non convince nessuno.

Per poter essere conservata la vita deve essere riconosciuta come un dono, e quindi offerta ad altri. A meno di essere donata, la vita invecchia in fretta e si spegne.

Magari non faremo un grande falò, ma l’importante è restare accesi.


          don Umberto, don Stefano