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Chiesa di Laodicea


Laodicea era in Turchia, una città fondata da re Antiochus II re della Siria circa il 250 prima di Cristo e nominata a nome di sua moglie Laodicea. Era una città di passaggio commerciale e molto ricca. Produceva pregiati tessuti di lana ed era un grande centro bancario. La chiesa viveva in quest’opulenta ricchezza e quelle attitudini permeavano la chiesa. Gli abitanti credevano nel dio Giove, ma c’era anche un’importante presenza ebrea e durante il tempo di Giovanni era una delle più importanti chiese cristiane nell’area. Adesso è un posto deserto chiamato “vecchio castello”. Questo fiorente centro di cultura e benessere è diventato la casa di volpi, di insetti e parassiti di tutti i tipi.

Laodicea non aveva conosciuto Paolo (Col 2:1) ma Paolo parla ai Colossesi di scambiarsi epistole con la chiesa di Laodicea Col 4:16. La lettera di Laodicea è persa.

La parola Laodicea significa “giustizia al popolo” e anche “il popolo parla”. Che si può benissimo paragonare alla democrazia dei nostri giorni dove la voce del popolo è ‘ascoltata’.

Nel contesto di Apocalisse Gesù parla a sette chiese (tutte in Turchia) descrivendole in sette modi diversi. Certi interpretano questo come sette ere diverse della chiesa, altri come sette culture differenti e Laodicea rappresenterebbe la nostra cultura democratica occidentale. Penso che ci possa stare molto bene perché notiamo in questi versetti le stesse 7 caratteristiche della chiesa in democrazia:

  1. Tiepida e in pericolo di rigetto divino,

  2. Materialmente ricca ma cieca in spiritualità e inadeguata alla chiamata di Gesù,

  3. In bisogno di carattere divino “oro” che si può ottenere solo attraverso paziente sottomissione e tribolazioni,

  4. In bisogno di santità, “vesti bianche”, i vestiti del cielo,

  5. In bisogno di discernimento “affinché tu veda” il vero stato della chiesa,

  6. In bisogno di pentimento,

  7. In bisogno di ritornare in seria associazione con Gesù che bussa alla porta per “cenare” assieme.

Non è questa una descrizione accurata delle nostre chiese moderne in democrazia?