Omelia Paolo Capra
Nel Cristianesimo primitivo il diacono (dal greco – diákonos, ovvero servitore) assolveva a un servizio amministrativo e assistenziale ed era subordinato al vescovo. Nel Nuovo Testamento si trovano almeno due citazioni (Lettera ai Filippesi 1:1; 1 Timoteo 3:8,12) dove si parla dei diaconi, connessi al vescovo.
La parola greca diákonos, ricorre circa trenta volte nel Nuovo Testamento, e i relativi diakoneo (‘servire’) e diakonia (‘ministero’) ricorrono nell’insieme altre settanta volte. Basilarmente, diakonos è servitore, e spesso servitore alla tavola, o cameriere.
Formatasi la struttura gerarchica, i diaconi furono inferiori solo ai presbiteri e al vescovo, con funzioni di assistenza di quest’ultimo che lo aveva ordinato: distribuivano l’eucarestia, leggevano i testi sacri ed erano dediti alla predicazione.
Un’ulteriore citazione dei diaconi nelle Sacre Scritture si ritrova negli Atti degli apostoli 6:1-7, dove vengono presentati 7 uomini di ottima reputazione, ordinati dagli apostoli mediante imposizione delle mani, perché servissero alle mense. Tuttavia dal prosieguo del racconto si comprende che ai compiti pratici si aggiungevano servizi pastorali di maggior rilievo. Stefano, ad esempio, “faceva grandi prodigi e miracoli” e a causa del suo atteggiamento e della sua predicazione fu lapidato. Filippo, anch’egli “uno dei sette”, era detto “l’evangelista” in quanto missionario e annunciatore del Vangelo (Atti degli apostoli cp.8;21) Il numero di diaconi posti accanto ad un vescovo era tradizionalmente di sette anche in riferimento a Atti degli apostoli 6:1-7.
Durante il Medioevo si perse questa funzione, e il diaconato divenne per molti secoli unicamente un passaggio temporaneo per raggiungere il sacerdozio.
Con il Concilio Vaticano II è stato ripristinato il diaconato come grado permanente nella Chiesa cattolica latina.