La Via 24 novembre
IL RE CHE NON HA MAI REGNATO (Lc 23, 35-43).
Quando ci capita di vedere un film, al cinema o in TV, spesso non leggiamo i titoli di coda.
Andiamo via prima o spegniamo il televisore, quasi istintivamente, come se il film avesse già detto tutto.
Eppure i titoli di coda custodiscono segreti: dicendoti dove è stato girato il film, chi ha curato le musiche e i costumi, chi ne ha permesso la realizzazione, aggiungono particolari alla sua comprensione e la arricchiscono di nuova luce.
La festa di Cristo Re sta all’anno liturgico come i titoli di coda stanno ad un film.
È una festa che corona l’anno ma non in modo esteriore e coreografico, quanto piuttosto offrendo alle altre feste e a ciò che in quest’anno abbiamo vissuto una comprensione più profonda. In che senso?
La regalità di Gesù è incomprensibile ad un pensiero mondano e ben lo attestano le parole di coloro che stanno sotto la croce.
Come può essere re chi non sa badare a se stesso? Come può regnare chi viene umiliato in quel modo? Chi sceglierebbe come sua guida e suo leader uno sconfitto?
A fronte di queste accuse Gesù tace e il suo silenzio bene illustra la grande distanza del Regno di Dio rispetto alle fantasie inseguite dagli uomini; illustra, però in generale, la distanza dei pensieri di Dio rispetto ai pensieri degli uomini.
Non a caso, quando Gesù annunciò la vicinanza del Regno, subito aggiunse un imperativo: “convertitevi”. Per conoscere la vicinanza del Regno di Dio occorre la nostra conversione che non è solo un cambiamento di costumi, ma di mentalità.
Noi che preghiamo con le parole del Padre Nostro ogni giorno diciamo: “venga il tuo Regno”. Ma di che regno stiamo parlando?
Gesù è re senza regnare mai; Gesù è re non imponendosi ma servendo; non costringendo gli uomini ma lasciandoli liberi; non salvando la propria vita ma offrendola in dono.
Le resistenze a questa logica non stanno solo nel mondo, ma anche nella Chiesa.
Proprio questa è la luce che la festa di oggi diffonde su tutto l’anno trascorso: c’è bisogno di conversione, di cambio di mentalità per rileggere evangelicamente ciò che è stato.
Allora non chiediamoci se abbiamo avuto o no problemi di salute; se sono diminuiti o aumentate le risorse economiche; se abbiamo raggiunto o meno i nostri obiettivi.
C’è già il mondo che ci fa porre queste domande.
Chiediamoci piuttosto come il Signore ci abbia avvicinato a lui, come ci abbia educato ad offrire la vita, come ci abbia guarito il cuore dall’incredulità e dall’egoismo.
Siamo ai titoli di coda. Voltiamoci pure indietro. Ma facciamolo con lo stile di chi è chiamato a conversione.
Don Umberto e Don Stefano