La Via

La Via 9 giugno

pdf50LA COMPASSIONE DI GESU’                    (Lc 7,11-17)

 Il racconto lucano della risurrezione del figlio della vedova è disseminato di particolari che hanno un profondo significato, non semplicemente lo scopo di abbellire e commuovere. Il ragazzo morto è figlio unico di una donna vedova. All’entrata della città Gesù si imbatte – si direbbe quasi per caso – nel suo funerale. Gesù è accompagnato dai suoi discepoli e il feretro è seguito da molta gente. Così il miracolo è compiuto davanti a molti testimoni.

Gesù prova compassione per la madre, e le dice di non piangere. L’iniziativa è interamente sua, completamente gratuita. La madre non gli ha chiesto nulla, semplicemente mostra piangendo tutto il suo dolore. Il sentimento che spinge Gesù è dunque la compassione, espressa con un verbo che fa riferimento all’amore di una madre. Si tratta di un sentimento profondo e partecipe, umanissimo. Gesù si lascia coinvolgere dal dolore della donna, prescindendo da ogni valutazione di merito. Chi è quella donna? Che cosa ha fatto per meritarsi un così grande miracolo? Nulla è detto e nulla si deve aggiungere. Gesù ha intuito il dolore della vedova per la perdita dell’unico figlio, e questo gli è bastato per intervenire.

Dunque il primo tema sottolineato è la gratuità dell’intervento di Gesù. Ma c’è un secondo tratto che qualifica il miracolo in modo particolare. Gesù lo compie con una parola che suona come un ordine: «Ragazzo, dico a te, alzati!». Nessuna invocazione a Dio, nessuna preghiera, nessun gesto, ma soltanto una parola in prima persona («dico a te»). E forse è proprio questo l’interesse principale di Luca: affermare che la parola di Gesù è la parola che salva.

Si possono però fare anche altre annotazioni, riferendosi alla prima lettura che parla di Elia e di una donna vedova cui è morto il figlio (1Re 17,17-24). Le analogie fra i due episodi sono evidenti. Ma ci sono anche differenze. Elia risvegliò da morte il figlio di una vedova invocando il Signore. A Gesù, invece, è bastato un comando. La vedova, con la sua coraggiosa e generosa ospitalità, si è meritata il gesto del profeta Elia. Nel miracolo di Gesù nulla di tutto questo. L’intervento di Gesù è del tutto gratuito: nasce da un sentimento del Signore, non da un merito dell’uomo. E anche nell’espressione esultante degli astanti, «Dio ha visitato il suo popolo», ricorre un termine, visitare, che è un verbo che deriva da «vedere», ma un vedere che osserva, si fa vigile e si preoccupa, come il vedere del samaritano che, sulla strada tra Gerusalemme e Gerico, ebbe compassione dell’uomo trovato mezzo morto. L’avvicinarsi gratuito e salvifico di Gesù è la figura visibile dell’avvicinarsi invisibile di Dio.

 

 

Bruno Maggioni