La Via

La Via 18 maggio

TRIBOLAZIONI        (Gv 13,31-35).

Risuona, nella prima lettura di oggi, questa esortazione “dobbiamo entrare nel Regno di Dio attraverso molte tribolazioni”.

La pronunciarono Paolo e Barnaba alle comunità cristiane cui si rivolgevano.

Non la pronunciano forse oggi anche per noi questa frase?

Non abbiamo forse bisogno anche noi che le nostre tribolazioni non ci vengano solo alleviate ma anche spiegate?

Allora si trattava di tribolazioni provenienti dalla persecuzione quindi motivate dalla fede in Gesù.

Oggi non siamo certo più avvezzi a questo tipo di tribolazioni; anzi ci rivolgiamo alla religiosità per stare bene, alla ricerca di un benessere psicologico che ci doni pace senza passare da nessuna sofferenza.

Ma le tribolazioni esistono, ci inseguono, non le possiamo evitare.

Se  non sono dovute alla fede fioriscono magari dalla malattia, dalla discordia e dai fallimenti.

Spesso di esse abbiamo ben chiaro il motivo, molto meno chi è chiaro il senso.

Sappiamo cosa ci fa soffrire, ma non sappiamo dove ci porterà quella sofferenza.

Oggi un senso ci viene offerto e la meta indicata: “entrare nel Regno di Dio”

Come è astratta questa parola!

Cosa significa entrare nel Regno di Dio?

Andare in Paradiso? Certamente.

Ma ci può bastare per attraversare l tribolazioni senza soccombere ad esse?

Il Regno di Dio è la vita , è amore che Dio ci dona, egli che ha il primato su tutte le cose.

Senza tribolazioni non si può dare questo primato e senza tribolazioni non si arriva ad amare veramente.

Se l’amore non comporta la croce non è più amore.

Per questo il Vangelo di oggi contiene il comando di Gesù ad amarci gli uni gli altri; perché questo è il Regno di Dio.

So benissimo che non si tratta di una cosa automatica: le tribolazioni possono anche indurirci, farci chiudere in noi stessi, riempirci di rabbia e rancore.

Per questo occorre la preghiera, occorrono i sacramenti, occorre la grazia santificante di Dio: per non essere rapiti della sua mano.

Don Umberto