
La Via 19 gennaio
IL VINO BUONO (Gv 2,1-11).
Una caratteristica missionaria emerge dalla pagina evangelica, dove viene detto che il maestro di tavola, dopo aver gustato il vino, chiama lo sposo e dice: “Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono”.
Che cosa mi suggerisce questo particolare, quasi umoristico, del racconto?
Mi suggerisce che il vino buono si raccomanda da sé; non ha etichette polverose, non ha segnali “d.o.c.” non viene da colline pregiate.
Si raccomanda da sé perché è buono, è buono al punto che tutti lo gustano.
Noi, nella nostra missionarietà, non siamo persone che devono, con timore, smerciare un materiale scadente e che timidamente, quindi, devono pregare i clienti di avere pazienza accettandolo fino a quando non ci sarà di meglio.
Il vino buono si raccomanda da sé; la gioia del Vangelo è buona per tutti, ha un sapore inconfondibile e chi la gusta non domanda da quale fabbrica viene, da quale gruppo, da quale realtà.
È gustosa per se stessa, se è la vera gioia del Vangelo.
Il nostro compito è di diffondere il gusto di questa gioia che non è privilegio di nessuno, né di questa né di quest’altra realtà, né di questo gruppo; è uguale per tutti, è lo stesso vino evangelico e l’importante è che sia autentico, genuino.
Allora ciascuno può mettersi dentro, può fare la sua parte.
Ciascuno poi la diffonderà secondo i suoi carismi, i suoi doni, non però come prodotto proprio, come etichetta riservata, perché è la gioia di Gesù, gioia che appartiene a tutta la Chiesa, a tutti i gruppi, a tutte le latitudini.
Card. Carlo Maria Martini

