La Via

La Via 26 Novembre

UN RE GIUSTO E SAPIENTE, (Mt 25,31-46).

Siamo giunti alla fine dell’anno liturgico e anche alla fine del Vangelo di Matteo.

Forse per questo ci troviamo di fronte ad un brano che parla del giudizio finale.

A volte è proprio alla fine che si dicono le cose più importanti.

Quando stiamo per chiudere un colloquio diciamo quello che veramente ci sta a cuore e non avevamo ancora detto.

Così è per Gesù: ciò che egli dice oggi è ciò che più gli sta a cuore.

E consiste in un invito forte e pressante a vivere in modo autentico la nostra umanità: si è veramente persone e uomini quando ci si accorge che esiste qualcun altro oltre la nostra persona, cioè oltre i nostri bisogni e i nostri interessi.

Tutto questo nella Bibbia è espresso con due atteggiamenti: praticare la giustizia e coltivare la sapienza.

Entrambi infatti sono modi per uscire da sé, per aprirsi agli altri e alla verità, apertura che sola rende la vita degna di essere vissuta.

Queste sono inoltre le prerogative di quel Re promesso dai profeti e proprio per questo leggiamo questo brano oggi, festa di Cristo Re.

Nella mentalità del mondo la regalità si associa all’idea del potere; agli occhi di Dio invece il re è giusto e sapiente.

Solo Gesù Cristo ha in sé la pienezza di questa prerogativa.

Con la lettura del famoso brano del giudizio universale si aprono i nostri occhi su cosa sia la giustizia e cosa sia la sapienza.

Praticare le opere di misericordia è questione di giustizia e non di carità.

La giustizia evangelica travalica il comune modo di pensare: nutrire un affamato o vestire chi è nudo non sono gesti da persone buone ma da persone giuste.

Sono la prassi di coloro che cercarono la vera umanità nel senso più pieno.

E la sapienza consiste nel saper vedere, in tutti coloro che vengono soccorsi in nome della giustizia, l’immagine e la presenza di Dio stesso.

Non è l’apparenza di coloro che vediamo (l’uomo sofferente) a muovere i nostri atti di giustizia, ma la visione spirituale di Dio in loro.

Essere giusti e sapienti: ecco la nostra vocazione!

Don Umberto