La Via

La Via 29 ottobre

L’AMORE E I SUOI COMANDAMENTI (Mt 22,34-40).

Forse coloro che, come me, gravitano attorno alla cinquantina si ricordano bene una canzone che parlava, appunto, dell’amore e i suoi comandamenti.

Che questi comandamenti siano nascosti negli occhi di chi guarda, come il noto cantautore diceva, è anche questa una verità.

Lo sguardo dell’amore trasfigura, accende, coglie ciò che altri sguardi non colgono.

Ma nella consegna che ne fece Gesù, l’amore necessita anche di qualcos’altro: di integrità.

Nell’amore autentico, dice Gesù, siamo coinvolti nella totalità della nostra persona: siamo sempre cuore, anima e mente.

Amiamo veramente quando i nostri sentimenti più profondi (il cuore) sono in armonia con le nostre emozioni più immediate (l’anima, la psyché che risponde agli stimoli esterni) e con i nostri pensieri (la mente, come luogo dell’interpretazione del reale).

Il criterio per valutare l’amore vero è la corrispondenza di questi livelli: è l’integrità della persona amante.

Quando il cuore, l’anima e la mente sono in armonia facciamo l’esperienza di Dio, che è la fonte dell’amore.

E il secondo comandamento è simile al primo perché è con lo stesso amore che amiamo Dio e gli altri, non sono amori diversi: sono lo stesso cuore, la stessa anima e la stessa mente.

Amare l’altro come se stesso vuol dire fare l’esperienza dell’empatia, sentire come l’altro sente nella sua situazione, ma non vuol dire confondersi con l’altro: Dio non ci chiede di annullarci, ma di sentire.

A volte annullarsi per amore è, paradossalmente, la soluzione più semplice, perché ci esime dal prenderci le nostre responsabilità e passare all’azione.

L’amore vero si chiede invece: “Che cosa posso fare io per te? Io, nella mia realtà, a partire dal punto in cui mi trovo?”

L’amore è sempre una grazia, perché ci costringe a uscire da noi stessi e, a volte, ci permette di spiccare il volo.

Don Umberto