
La Via 10 settembre
GLI OSTACOLI ALLA COMUNIONE (Mt 18,15-20).
Ciascuno di noi ha sempre nelle mani la possibilità di favorire o distruggere la comunione.
Gesù lo esprime con l’immagine del «legare e sciogliere», i verbi che indicavano la possibilità di ammettere o di escludere dalla comunità.
Precedentemente, il Vangelo di Matteo aveva attribuito questo potere espressamente a Pietro: qui ci viene detto che la possibilità di ammettere o di escludere non è prerogativa dell’autorità o dell’istituzione, ma è una responsabilità condivisa da tutti.
Questo potere di accogliere o di escludere è dunque sempre nelle mani di ciascuno di noi.
La comunione è un bene così potente da riuscire a ottenere da Dio qualunque cosa.
Il vero miracolo, infatti, non è ottenere da Dio, ma mettersi d’accordo, cioè essere comunione, che vuol dire essere come Dio che è comunione.
Se è così difficile mettersi d’accordo quando si è in due, come Gesù realisticamente ci fa intendere, possiamo immaginare quanto sia difficile mettersi d’accordo come gruppo, comunità, famiglia…
Alcuni ingredienti possono rendere particolarmente difficile la costruzione della comunione: innanzitutto la tentazione di assolutizzare il proprio orizzonte, le proprie ragioni, i propri schemi.
Assolutizzare vuol dire pretendere di occupare tutto lo spazio.
L’altro viene percepito così come colui che mi toglie l’aria.
Un secondo pericolo è l’etichettamento.
Mettiamo etichette sull’altro perché questo ci fa sentire rassicurati nella possibilità di controllarlo: è lì, e non ci sfugge (almeno apparentemente).
Ma l’etichettamento toglie all’altro la possibilità di crescere e di cambiare: chi si sente etichettato, a un certo punto, scoppia!
Assolutizzare ed etichettare portano inevitabilmente alla violenza nella relazione.
Il terzo ostacolo alla comunione nella relazione a due è la velocità.
In genere abbiamo velocità diverse.
Se non ci proponiamo di aspettare l’altro, lo perdiamo.
Ovviamente, anche qui, se abbiamo davanti solo la nostra meta personale da raggiungere e non una meta comune, non ci poniamo neppure la preoccupazione di aspettare l’altro.
P. Gaetano Piccolo

