La Via

La Via 4 giugno

SALVARSI INSIEME     (Gv 3,16-18).

Abbiamo celebrato domenica scorsa la solennità di Pentecoste valorizzandone la sua dimensione di comunione nelle differenze e oggi questa immagine di comunione ne viene ulteriormente rafforzata dalla festa della SS. Trinità.

Essa è infatti relazione profonda tra tre persone che, pur essendo  profondamente unite, non perdono la propria  identità singolare.

La Trinità è così, al contempo, prototipo e ideale di tutte quelle relazioni comunitarie che sperimentiamo nella vita, dalla famiglia alla parrocchia, dalle associazioni allo stato.

In tutti questi contesti infatti si deve sempre affrontare la sfida di trovare l’equilibrio e l’armonia tra le esigenze dell’individuo e quello della collettività.

A pensarci bene la ricerca di questo equilibrio è lo sforzo di tutta una vita: la sintesi armonica tra ciò che facciamo per gli altri e ciò che facciamo per noi.

La storia e la cultura hanno fornito , di volta in volta, una risposta differente a questa ricerca.

Oggi probabilmente siamo immersi in un mondo che privilegia la dimensione individuale e, non a caso, si parla di “fine del senso comune”.

È la reazione a pendolo dei totalitarismi del XX secolo, comunismo e nazismo, dove l’individuo e la sua libertà erano sacrificati all’ideologia collettiva.

Cosa può dirci la festa della Trinità di fronte a tutto questo?

Credere nella Trinità, celebrarla e vivere di conseguenza è un antidoto all’individualismo odierno.

Quelle divine sono tre persone e non tre individui.

La persona ha il suo nucleo più profondo nella relazione con gli altri di cui non può fare a meno; l’individuo è chi invece cerca sempre di bastare a sé stesso.

Noi oggi abbiamo bisogno di riscoprire e rivivere la dimensione comunitaria e sociale della vita; abbiamo bisogno di mettere in comune alcuni beni, pena la sopravvivenza nostra e del pianeta (acqua, energia); abbiamo bisogno di salvarci insieme.

Ed è per questo che la festa della Trinità, pur nel suo carattere teologicamente astratto, è invece estremamente attuale.

Don Umberto