La Via

La Via 16 aprile

PERDONA E STA IN PACE       (Gv 20,19-31).

Non credo sia un caso che gli incontri con Gesù Risorto avvengano alla sera o all’alba.

In entrambe le situazioni non si gode della luce piena, si è in un chiaroscuro che è pertinente metafora della fede.

Essa infatti non è una certezza così come siamo abituati ad intendere; non è nemmeno luce piena e assoluta, assenza di ogni ombra e di ogni dubbio.

La fede prende sul serio il buio, anche la sofferenza e il dolore.

Forse per questo il primo dono del Risorto, la sua prima parola è la parola “Pace!”.

Non erano infatti in pace gli apostoli.

Piuttosto delusi, ma certo inquieti e turbati dagli avvenimenti degli ultimi giorni così precipitosamente finiti in tragedia.

Erano chiusi nel cenacolo e nelle loro paure; qualcuno, come Tommaso, era uscito, come se cercasse una via di fuga.

Gesù apparve e stette in mezzo a loro per farsi carico di questa inquietudine.

Da questa assunzione della sofferenza e del dolore nasce la vita di fede.

Le ferite che Tommaso toccherà sono in realtà le sue stesse ferite che Gesù aveva toccato in precedenza parlando con lui.

Le ferite di una speranza delusa e di una aspettativa frustrata.

Le ferite di un cuore inaridito e spento.

Gesù tocca queste ferite e così porta la pace.

E l’invito al perdono che egli lascia ai discepoli non è un richiamo sacramentale e nemmeno prassi da adottare per la vita comunitaria.

È piuttosto dimensione che avvolge tutta la vita e il rapporto con essa.

Perdona  la vita quanto ti delude, dice Gesù. 

Perdonala quando ti presenta un conto esoso e salato da pagare, quello di un abbandono, di una malattia, di una morte prematura.

Perdona.

E sta in pace.

Don Umberto